Nodi da sciogliere: incentivi da rifinanziare e divario fiscale

di Michele Crisci, presidente di Unrae

Il continuo calo delle immatricolazioni, che va ovviamente misurato sul 2019 poiché marzo 2020 non può essere metro di paragone, preoccupa sempre più il mercato e le imprese. A fronte di questi dati, il rifinanziamento degli incentivi per consentire la rottamazione nella fascia 61-135 g/km CO2 fino a fine giugno è a nostro parere una necessità non ignorabile da parte del Governo. Gli  incentivi hanno fino a oggi permesso di velocizzare il ritmo di sostituzione delle vetture con oltre 10 anni di vita, facendo risparmiare all’ambiente decine di migliaia di tonnellate di CO2, e nel contempo velocizzando la transizione verso le nuove motorizzazioni a bassissimo impatto che per la prima volta in Italia a febbraio, nel caso delle ibride, hanno superato le vendite di diesel.

Il beneficio ambientale dei motori “green”, però, non sembra proprio dietro l’angolo. La diffusione di auto elettriche e ibride ricaricabili, oggi a una quota di poco inferiore al 9%, è rallentata dalla carenza di infrastrutture di ricarica. L’Italia, con 2,7 punti di ricarica per 100 km, è ferma al sedicesimo posto in Europa ed è lontana dalla Germania, che pur essendo fra le prime sei del ranking con 6,9 punti ricarica per 100 km, nei giorni scorsi ha annunciato un piano di 5,5 miliardi di euro per finanziare la realizzazione di colonnine di ricarica. Il PNRR è l’occasione per accelerare, anche in Italia, la svolta green nella mobilità, sulla quale già da anni le Case automobilistiche investono grandi risorse in ricerca e sviluppo.

Ribadisco inoltre la necessità di colmare il divario fiscale tra l’Italia e i major markets europei sulle auto aziendali, un settore la cui crescita in Italia, rispetto ai maggiori partner europei, è limitata da una fiscalità estremamente penalizzante, dalla bassissima deducibilità dei costi, alla troppo limitata detraibilità dell’Iva fino al mancato riadeguamento dell’imposizione in base ai nuovi parametri di emissione Wltp per i fringe benefit, che si traduce in un indebito aumento della tassazione in capo al dipendente e a una penalizzazione per l’azienda.

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