Aurelio Nervo
Nervo (Anfia): “Le istituzioni sostengano l’innovazione dell’automotive”
di Giuliano Giulianini (www.hurrymagazine.it)
Aurelio Nervo dall’inizio del 2016 è il presidente dell’Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), che fa parte di Confindustria e da 105 anni riunisce i produttori del settore: circa 260 tra costruttori di veicoli e loro componenti, ma anche progettisti, carrozzieri, centri stile, ecc.
“Hurrymagazine” lo ha intervistato (e “Fuorigiri” è lieto di rilanciare il servizio) per commentare il periodo positivo che sta vivendo questa punta di diamante del sistema industriale italiano; per capire quali sono i punti di forza e le necessità del settore; e per cercare di intravedere quali strade stia percorrendo il mondo dell’automotive sulla via dell’innovazione.
Presidente, che momento stiamo vivendo per il mercato e per la produzione di autovetture?
“Il mercato auto italiano ha chiuso positivamente il primo trimestre 2017 (+11,9%) e ha mostrato ad aprile il primo segno negativo (-4,6%) da maggio 2014, una flessione perlopiù dovuta agli effetti di calendario legati alle festività pasquali. A maggio, infatti, il mercato ha ripreso a crescere (+8,2%), riportando i volumi più alti, per questo mese, dal 2008. La produzione di auto a livello nazionale risulta in rialzo del 9,5% nel primo trimestre 2017 a confronto con l’analogo periodo del 2016, sfiorando le 200.000 unità. Mercato interno e mercati esteri continuano ad agire da traino sulla produzione domestica. Sempre nel primo trimestre 2017, l’export di autovetture aumenta del 5%, anche se con ritmi di crescita più contenuti rispetto alla produzione”.
Che anno è stato il 2016 e che cosa ci si può aspettare dal 2017?
“Nel 2016, la domanda interna e quella estera, come già nel 2015, hanno trainato la produzione domestica, che ha superato 1,1 milioni di autoveicoli prodotti (+9%), di cui oltre 713.000 autovetture (+8%). Il mercato italiano dell’auto ha totalizzato 1.825.210 immatricolazioni, con una crescita del 16% rispetto al 2015, che a sua volta aveva riportato un aumento analogo rispetto al 2014. Anche per gli altri comparti del settore, il mercato italiano ha chiuso il 2016 con il segno positivo. Per il 2017 e il 2018 le previsioni sull’andamento del mercato auto sono positive, con volumi rispettivamente attorno a 1,93 e 1,97 milioni di autovetture. Questo fa pensare che anche la produzione di autoveicoli, in Italia, continuerà a mantenere un trend moderatamente crescente”.
Anfia rappresenta diversi comparti dell’industria automobilistica: tutti dati in crescita. Può fare un’analisi dei diversi settori della produzione?
“La produzione complessiva di autoveicoli, nei primi tre mesi dell’anno in corso, ha sfiorato le 300.000 unità, registrando una crescita tendenziale dell’8%. Nel 2016, con la sola eccezione registrata nel mese di giugno 2016 (-1,3%), l’indice della produzione industriale riferito alla fabbricazione di autoveicoli, carrozzerie e parti è risultato sempre in crescita. Nel 2017 questa tendenza è proseguita e, in base agli ultimi dati disponibili, a marzo 2017, l’indice è aumentato, in termini tendenziali, del 12,9%, portando la crescita tendenziale dei primi tre mesi dell’anno al 6,8%. La fabbricazione di autoveicoli vede il proprio indice crescere a marzo del 16,1% e dell’8,5% nel primo trimestre; la fabbricazione di carrozzerie per autoveicoli, rimorchi e semirimorchi cresce del 3,3% a marzo e dell’8,5% nel primo trimestre; la fabbricazione di parti e accessori per autoveicoli e loro motori cresce del 9,5% nel mese del 6,3% nel cumulato”.
Quanta produzione viene assorbita dal mercato interno e quanto viene esportata?
“Nel 2016, i volumi delle autovetture destinati all’estero hanno rappresentato il 56% della produzione domestica. L’82% dei veicoli commerciali prodotti in Italia è stato destinato ai mercati esteri, mentre è stato esportato l’80% dei veicoli industriali (autocarri e autobus) prodotti in Italia. Complessivamente, con oltre 716.000 autoveicoli, l’export ha registrato una crescita del 5%. Guardando al settore della componentistica automotive, nel 2016 il valore delle esportazioni di componenti ha raggiunto 19,97 miliardi di euro, con un incremento dello 0,3% rispetto all’anno precedente e con un saldo positivo della bilancia commerciale di 5,52 miliardi di euro. Il fatturato complessivo della componentistica italiana si attesta attorno ai 40 miliardi di euro. Nel 2016 le esportazioni dell’industria automotive nel suo complesso valgono oltre 39 miliardi di euro (+3,5%)”.
Quali sono i comparti produttivi più orientati all’esportazione? E quali i mercati esteri più favorevoli alle produzioni italiane?
“Come mostrano i dati, tutti i comparti hanno una buona propensione all’export. In base agli ultimi dati disponibili, riferiti a febbraio 2017, gli Stati Uniti rappresentano, in valore, il primo paese di destinazione per l’export di autoveicoli dall’Italia, con una quota del 18%, seguiti da Germania e Francia, con quote, rispettivamente, del 13% e del 12%. Per la componentistica, l’export verso i paesi dell’UE28 vale 13,94 miliardi di euro (+1,5%) nel 2016 e pesa per il 70% di tutto l’export di questo specifico comparto.
Il primo mercato di destinazione dell’export dei componenti italiani è la Germania, per circa 3,9 miliardi di euro e una quota del 19,5% sul totale esportato, seguita da Francia (11% di quota), Spagna (8%) e UK (6,8%). Per il secondo anno consecutivo, il Giappone si conferma primo dei paesi asiatici di destinazione (e quarto mercato extra-UE, dopo Turchia, USA e Brasile) con oltre 395 milioni di Euro (+31,3% rispetto al 2015), e con un saldo positivo di 174 milioni, superando la Cina (346 milioni, con un rialzo del 16% rispetto al 2015 e un saldo negativo di 690 milioni)”.
Anche il mercato europeo è in continua crescita negli ultimi tre anni. Quali sono i dati più emblematici e quali sono le locomotive d’Europa nel settore dell’industria automobilistica?
“Nonostante la flessione registrata dai cinque principali mercati europei (Germania, Uk, Francia, Italia e Spagna) ad aprile per via degli effetti di calendario, tutti consuntivano positivamente il primo quadrimestre dell’anno in corso, immatricolando il 72,4% del mercato totale dell’area UE28-EFTA (UE più Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda, ndr.), che complessivamente chiude a +4,5% (+15,5% per l’area dei nuovi paesi membri UE). Se la Spagna sta vedendo contrarsi le vendite nel canale dei privati, per effetto della fine del piano di incentivazione al rinnovo del parco, per il Regno Unito, dopo un 2016 da record, si prevede una stabilizzazione della domanda nell’anno in corso. Nel 2017 è previsto che la crescita del mercato europeo rallenti, ma nelle regioni dell’Europa centrale e orientale il mercato manterrà il trend positivo del 2016. Il settore del turismo in forte espansione nei mercati europei lungo la costa mediterranea, inoltre, creerà opportunità per l’aumento delle vendite di auto nel settore del noleggio.
L’Italia è il 6° sito produttivo di autoveicoli nell’area UE28 dopo Germania, Spagna, Francia, UK e Repubblica Ceca e davanti a Slovacchia e Polonia”.
Come si suddivide il mercato italiano rispetto al tipo di alimentazione dei motori? Quali fattori, nazionali e globali, influenzano produzioni e mercato delle diverse motorizzazioni?
“Le quote di mercato delle varie alimentazioni nel primo quadrimestre 2017 sono le seguenti: 56,2% per le auto diesel, 33,2% per le auto a benzina, 2,8% per le ibride, 6,3% per il GPL, 1,5% per il metano e 0,1% per le vetture elettriche. Le vetture ibride stanno crescendo a ritmi sostenuti negli ultimi mesi (+55,2% a gennaio-aprile 2017), così come le auto a GPL (+23,1% nello stesso periodo). Quelle a metano, invece, continuano il loro trend negativo, perdendo il 40,1% del mercato nei primi quattro mesi dell’anno in corso. Complessivamente, le vendite di auto ad alimentazione alternativa risultano in calo del 3,3% ad aprile 2017 rispetto ad aprile 2016 e pesano per il 10,2% del mercato totale, mentre, nel cumulato da inizio anno, risultano in aumento del 12,3% con una quota del 10,6%. Tra i fattori che incidono maggiormente sulle produzioni e sul mercato delle diverse motorizzazioni abbiamo sicuramente: l’andamento dei prezzi dei carburanti; i dettami delle normative europee sull’impatto ambientale della circolazione di autoveicoli e la riduzione delle emissioni, che si riverberano anche, in maniera non coordinata, su provvedimenti per il miglioramento della qualità dell’aria emanati da singoli enti locali italiani; e la rete delle infrastrutture di rifornimento. Su quest’ultimo punto, dovrebbe dare impulso a una maggiore diffusione dei veicoli ad alimentazione alternativa il recente recepimento, in Italia, della Direttiva europea DAFI per il potenziamento della rete distributiva di tutti i carburanti alternativi. Anfia considera un atout fondamentale, per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni, le competenze consolidate nei sistemi di alimentazione a metano, biometano, GNL (Gas Naturale Liquefatto), GPL e nei sistemi di propulsione dell’industria italiana, leader a livello mondiale. Guardando al tema della riduzione delle emissioni dei veicoli e al dibattito sulle alimentazioni diesel, portato in primo piano, in Europa, dai segnali di diminuzione della loro quota di mercato in alcuni Paesi, Anfia ha recentemente ribadito, così come le associazioni consorelle in Uk e Germania, la sua posizione a favore della neutralità tecnologica di qualsiasi provvedimento volto a migliorare la qualità dell’aria, soprattutto in riferimento alla circolazione urbana”.
Qual è il presente dell’auto elettrica, e come immaginate il futuro prossimo di questo settore?
“L’elettrico è una tecnologia su cui tutti i principali player del nostro settore si stanno misurando già da diversi anni, ma non possiamo dire che oggi sia matura per una diffusione di massa, nonostante i nuovi tipi di batterie ricaricabili abbiano permesso di incrementare l’autonomia energetica e la vita utile delle batterie stesse, e nonostante anche i tempi di ricarica si stiano progressivamente riducendo. I Paesi europei che sono riusciti a ottenere un incremento delle vendite di auto elettriche sono quelli che hanno previsto l’erogazione di contributi economici all’acquisto dei veicoli (il delta-costo rispetto alle altre alimentazioni è ancora elevato ed è ancora costoso anche il riciclo dei componenti delle batterie a fine vita). Guardando al mercato europeo delle auto elettriche, l’Italia si posiziona al decimo posto nella classifica dei vari Paesi, con sole 1.048 autovetture elettriche (+24,9%) immatricolate nel corso dei primi tre mesi del 2017. Nella valutazione della soluzione “elettrica” per una mobilità futura sempre più sostenibile, occorre considerare, oltre agli effettivi miglioramenti che la ricerca porterà in termini di autonomia del veicolo e di durata e costi delle batterie, anche il computo delle emissioni complessive per la produzione di elettricità destinata alle auto, lo sviluppo del mix energetico (che varia in ogni nazione) e l’adeguato sviluppo delle infrastrutture”.
Anfia ha recentemente ereditato alcuni obiettivi della disciolta Associazione Tecnica dell’Automobile (ATA), tra cui l’organizzazione di una competizione molto particolare: la Formula SAE Italy & Formula Electric Italy. Quali sono questi obiettivi e come si concretizzeranno nel prossimo futuro?
“Anfia ha raccolto l’eredità di Ata con l’intento di rilanciare varie iniziative che sino a oggi questa associazione aveva promosso per incrementare e diffondere la cultura autoveicolistica in Italia, soprattutto sotto il profilo tecnico, della ricerca e della formazione. Oltre a Formula SAE Italy & Formula Electric Italy con finalità educativo-formative per i giovani ingegneri di tutto il mondo, di recruiting di nuovi talenti per le aziende partecipanti e anche di valorizzazione del settore del motorsport, presto ripartiranno una serie di attività di collaborazione con un network di atenei universitari per facilitare i rapporti tra aziende della filiera automotive e mondo accademico, nonché l’organizzazione di convegni dall’alto profilo tecnico-scientifico”.
Di che cosa ha bisogno l’industria automobilistica per continuare a crescere? Che cosa si aspetta Anfia dalle istituzioni italiane ed europee?
“L’industria automotive ha soprattutto bisogno di essere sostenuta dalle istituzioni nei suoi processi di innovazione, in una fase in cui l’evoluzione delle tecnologie applicate al settore si fa sempre più rapida e la competizione globale sempre più serrata. Ne costituiscono un esempio il tema della riduzione delle emissioni dei veicoli o l’avvento del paradigma Industry 4.0, che riguarda la digitalizzazione dei processi produttivi e l’internet of things nella cosiddetta “fabbrica intelligente”. Argomento complesso, quest’ultimo, che apre nuovi scenari su vari fronti – dall’adeguamento delle competenze delle risorse umane, alla gestione di grandi flussi di dati, per citarne un paio – e che richiede, quindi, una stabilità di approccio anche da parte delle istituzioni, basata su regole certe e continuative in relazione ad elementi così importanti, comprese le misure per favorire la digitalizzazione nelle diverse fasi dei processi produttivi, fino ai provvedimenti specifici per lo sviluppo di competenze 4.0”.