Nel nome di Internet…invano

di Giuseppe Nanula

Qualche mese fa, per completare l’arredamento della mia nuova e umile dimora, ho deciso di acquistare un televisore di qualità. Rigorosamente con la più recente evoluzione della tecnologia led. Rigorosamente di marca blasonata. Rigorosamente al miglior prezzo sul mercato.

Dopo aver girovagato meticolosamente da un punto vendita all’altro, come di consueto ho dato una veloce occhiata su Google. 

Trovi un mondo a sé. Ti offrono di tutto: trasporto gratis, garanzia quinquennale, finanziamenti senza interessi, supporto clienti a 360 gradi e, ben più importante per un taccagno come me, un risparmio di oltre il 20% rispetto alle migliori catene.
Voi vi starete chiedendo. Cosa c’entra con i ricambi auto? C’entra e come miei cari. Oggi siamo in quel periodo storico in cui é prassi consolidata confrontare i prezzi tra quelli proposti dal negoziante fisico e quelli dei siti web. Anche nel nostro settore.
E gli stessi ricambisti, sia al dettaglio sia all’ingrosso, alimentano questo circolo vizioso. Ma nel contempo lamentano guadagni ridotti al lumicino e una concorrenza che più spietata non si può. Insomma, un mercato bello e attraente, ma saturo e a rischio altissimo di implosione.

Al di là di tutte le problematiche già affrontate precedentemente in altri post, molti si pongono da tempo una domanda. Come tirano a campare certuni con un business proposal così aggressivo sul world wide web? Tralasciando le solite e infondate voci da bar su presunte contraffazioni di ricambi, vi elenco alcune situazioni che danno la linfa vitale a questo business potentissimo.

Il negozio virtuale é spesso supportato da quello fisico. Perciò, certe inspiegabili promo spot, proposte senza ricarichi significativi o addirittura al di sotto del prezzo d’acquisto, non intaccano la salute dell’azienda e le permettono di accumulare massivamente e rapidamente feedback positivi. Insomma oro colato direi, proprio in un’epoca in cui le recensioni degli internauti sono tutto.

– Il salto della quaglia. Non é un mistero che talvolta dietro certe quotazioni assurde ci siano figure (sotto altre ragioni sociali) superiori al ricambista, che, quindi, riescono a marginare in modo adeguato, scavallandolo allegramente.

Tra i due litiganti il terzo gode. Nell’eterna lotta tra dettagliante e meccatronico, é risaputo che al cosiddetto “privato” si voglia – quasi per vendetta – riservare, anche e soprattutto sul web, condizioni molto vantaggiose. Non é un caso che, quotidianamente, alcuni di questi, viziati e quasi ebbri di tali agevolazioni, si presentino da noi con la classica locuzione “su Internet costa meno”. Questo é il risultato della scarsa fidelizzazione e, direi, fiducia reciproca tra due figure, appunto venditore ed installatore, strettamente legate, ma in misura nettamente inferiore rispetto al passato.

Ultima spiaggia. Le vendite al banco stentano a decollare o sono in declino quasi inesorabile. Non mi va di aumentare le scorte in magazzino con codici particolari o rischiosi dal punto di vista commerciale. E allora mi butto su Internet. E sondiamo il terreno applicando, almeno inizialmente, dei guadagni risicati sui prodotti very-fast-mover. Pratica suicida ma molto meno remota di quanto si possa pensare.

Oltre al prezzo c’é di più. Chi resta stoicamente ancorato al negozio fisico deve supportare alcune spese che, chi vende solo sul web, non conosce neppure. Una di queste, che, tra l’altro, da sempre crea malumori, é la questione “resi in garanzia”. Il rapporto diretto col cliente ci mette in seria difficoltà nei casi in cui il produttore non riconosca la difettosità del componente. É decisamente più agevole gestire le garanzie sul freddo supporto informatico, magari scontrandoti con un nickname distante 400 km dalla sede del tuo indirizzo IP. Per farlo vis-à-vis sono indispensabili pazienza, self control e la consapevolezza che al 90% dovrai rimetterci qualcosa. Ergo, se non hai gli attributi, rischi velocemente di cadere nel burnout.

Un bel magazzino… ma senza merce. Sovente il venditore virtuale offre una lista infinita di articoli, ma senza un vero e proprio deposito: indubbiamente un grande vantaggio. Tutto ciò grazie all’estrema efficienza dei trasporti odierni, che gli permette di reperire la merce dai propri fornitori in poche ore. “Live” invece la situazione é un po’ diversa, complici in particolare le maggiori esigenze dei clienti al banco.

Nonostante le mie perplessità, su eBay, Misterauto &co. ormai spuntano come funghi aziende del settore e, dati ufficiali alla mano, si registrano importanti incrementi del volume d’affari anno dopo anno.

Non vorrei risultare seccante, ma io continuo a essere dubbioso. É lapalissiano che esistano moltissime “isole felici”. Ma credo fermamente che questo mercato al ribasso in cui partecipiamo tutti non faccia assolutamente del bene all’aftermarket. In un mestiere molto complesso come il nostro, non basta essere semplici venditori (anzi in questo caso “svenditori”). Insistiamo nel cercare di far valere la nostra professionalità e di non regalarla nel nome di internet invano. Sennò siamo fritti.

 

1 Comments

  1. maximilien1791 says:

    E non è finita…

    Per certi ricambi ci sarà sempre più il reverse ingineering e la stampa 3D .

    Per il mio fuoribordo Suzuki, per un potenziometro ed una levetta in plastica, 140 Euro , rifatto con la stampante 3D , costo mezz’ora di disegno CAD, 1 ora di attesa per la stampa e 30 cent. di costo materiale.
    Per un serbatoio in plastica dell’olio di un pistone idraulico Showa dove c’è un paraolio inglobato che quindi non si può sostituire , altri 160 Euro, anche quello rifatto con la stmpante 3D e modificato cosi il paraolio da 1 euro si cambia smontando un anello seeger.

    Altra domanda, come mai quel ricambio da un rivenditore in Giappone costa 39 Euro e qui in Europa o negli USA 140 ?

    I negozi fisici sono finiti e anche quelli online più si abbreviano costi e termpi di spedizione rispetto alla Cina spariranno anche quelli e alla fine rimarrà solo Aliexpress.

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