Motori termici addio: occhio alla filiera

di Gilberto Pichetto, viceministro allo Sviluppo economico

L’annuncio del Cite, relativamente all’impegno di fermare entro il 2035 l’immatricolazione delle auto con motore endotermico, è un passaggio necessario al fine di garantire una Unione europea a impatto climatico zero. Tuttavia, quando si prendono decisioni a livello globale, bisogna farlo non solo da un punto di vista ideologico ma tenendo ben presenti gli interessi reali del Paese.


Le grandi scelte e gli impegni che si stanno prendendo per il futuro dell’ambiente devono innanzitutto essere condivisi da tutto il mondo oppure l’Europa su questo fronte perde da subito la competizione con Paesi come la Cina, la Russia e India. Al tempo stesso, questo obiettivo non può pregiudicare la sopravvivenza di un settore che dà lavoro a tante persone e crea un importante indotto diretto e indiretto.

 

Dati alla mano, sono infatti circa 70mila i posti a rischio solo nella produzione, mentre non sono stimabili le conseguenze occupazionali sui rimanenti 800 mila delle attività connesse al settore automotive: pertanto, non si può ignorare la sostenibilità economica e sociale di questa trasformazione ambientale, altrimenti il peso sarà pagato solo da famiglie e imprese.

 

A tal fine, abbiamo previsto nella Legge di bilancio un fondo di 150 milioni a partire dal 2022 che accompagni il settore nella riconversione e il nostro auspicio è che tale dote, che avrà una cadenza annuale, possa essere ulteriormente incrementata. Il compito del Governo e’ quello di affiancare le nostre imprese in questo percorso, fornendo la formazione necessaria in termini di strumenti e competenze nuove per affrontare le prossime sfide.

 

Al contempo, sempre con riferimento agli emendamenti all’esame della legge di Bilancio, l’auspicio è che la richiesta di rendere strutturale le risorse su incentivi e ecobonus, per sostenere le vendite e aiutare il cammino verso l’elettrico, vada a buon fine. E’ in gioco una parte importante della ricchezza e della forza lavoro di questo Paese: e’ un settore che non possiamo abbandonare.

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