di Roberto Benaglia, segretario generale Fim-Cisl
Dopo la decisione presa nel Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica, dai tre ministri, Giorgetti, Cingolani e Giovannini, dove si assumono le scelte del piano “fit for 55” e la conseguente decisione allo stop sui motori termici entro il 2035 per le auto, e 2040 per i veicoli commerciali, il countdown a cui è legato la perdita di oltre 60.000 lavoratori nel nostro Paese è stato attivato.
Abbiamo meno di 13 anni per “reindustrializzare” una filiera del settore dell’automotive fortemente sbilanciata sui motori endotermici, cercando di salvare una parte significativa dell’occupazione e del patrimonio industriale di questo importante settore. Abbiamo sempre sostenuto, che la scelta verso i motori “green”, deve essere accompagnata con altrettanta determinazione da una scelta di politica industriale, per consentire che la transizione sia sostenibile sul piano sociale.
Questo nel nostro Paese non sta avvenendo. Le istituzioni e la politica non stanno assumendo decisioni all’altezza del dramma sociale che si sta consumando. Come Fim Cisl abbiamo posto il problema della necessità di costituire un Fondo specifico attraverso il quale finanziare la transizione dal punto di vista industriale e sociale dei lavoratori, con risorse specifiche dedicate alla formazione professionale e ad ammortizzatori sociali per la transizione.
Il Tavolo dell’automotive presso il ministero dello Sviluppo Economico deve cambiare passo, non è possibile procedere con tempi così lunghi e soprattutto senza alcun risultato concreto, come Fim Cisl riteniamo sia necessario costruire un’alleanza tra sindacato e imprese del settore, con il coinvolgimento anche delle diverse associazioni di rappresentanza degli industriali, per definire un patto condiviso che individui nel dettaglio le richieste di intervento finanziario da avanzare al Governo Draghi.
Come Fim-Cisl pertanto lanciamo un forte appello a Federmeccanica e alle altre associazioni di settore per un confronto che condivida gli interventi necessari, anche sul piano contrattuale, che possano tutelare il lavoro e le produzioni nelle transizioni.