di Luca Di Grazia
La mia prima domanda coinvolge entrambi: il sottoscritto, Luca Di Grazia, e Pier Francesco Caliari, direttore generale di Confindustria Ancma e, ovviamente, grande appassionato delle due ruote. Nati negli anni ’60, sia io sia Pier Francesco abbiamo vissuto la moto quasi come una necessità di indipendenza nonché di emancipazione. E inverni freddissimi – e ben poco abbigliamento tecnico – ci hanno accolti in quel mondo.
Caliari, cosa spinge ora un ragazzo o una ragazza a desiderare la moto?
“Direi che gli obiettivi sono cambiati e forse anche in meglio paradossalmente. Noi eravamo costretti, oggi per loro è una vera scelta consapevole. Quindi, non più una cosa che, per molti, si abbandonava con la maggiore età con l’automobile, ma una vera passione che poi durerà nel tempo. Certo, oggi i costi per accedere alle due ruote sono molto più alti (patente, bollo, assicurazione, casco e altro ancora), ma la sicurezza e la consapevolezza di essere parte del traffico, sicuramente più importante di allora, ha reso tutti i neofiti più responsabili. Però il freddo che ho preso da ragazzo me lo ricordo ancora…”.
Davanti ai licei qualche moto si vede. Chi le compra è autonomo o è spinto dal papà?
“Autonomo non direi, anche solo per i costi della vita odierna… Non so se ci sono genitori che incitano i figli ad andare in moto in città. Penso che questo, invece, possa succedere in località più “tranquille” o con fini ludico sportivi”.
Per anni ha inciso la moda: da quelle inglesi, poi le Kawasaki a 3 cilindri, passando per le Honda Four e arrivando alle Harley-Davidson, Bmw, Moto Guzzi e Ducati. Un ritratto del motociclista maturo del Terzo millennio.
“Siamo di fronte a un motociclista più consapevole e meno “wild”, forse. I tempi del motociclista “brutto e cattivo” penso sia finito. Oggi la moto, non solo lo scooter, è diventata anche mobilità urbana, quindi un mezzo di spostamento. La tendenza del momento sono le moto identificate come “cross-over” cioè quei prodotti che ti consentono di viaggiare comodo, ma anche di trovare quello spazio un po’ trasgressivo in fuoristrada che ti consente di pianificare uscite o viaggi su percorsi misti e che per come sono le nostre strade in città. Vanno benissimo. Siamo di fronte a motociclisti non più corsaioli o “bad boys”, ma persone più consapevoli, forse meno epici come iconografia”.
Anni orsono in autostrada sciamavano motociclisti in gruppo ed equipaggiati per viaggi a lunga distanza: esiste ancora il mototurista?
“Assolutamente sì ed è in crescita piena”.
Gli scooter hanno allontanato dalla moto o avvicinato alle due ruote?
“Direi che hanno avvicinato, specialmente, le donne. Spesso costrette alle due ruote, per motivi di commuting urbano, le donne hanno scoperto il piacere delle due ruote”.
MTB è la nuova moto da enduro o è il frutto della “devirilizzazione” del maschio attuale?
“No, direi che la MTB a pedalata assistita è un modo in più per divertirsi con le due ruote e, anzi, per fare certe cose in bici direi che ci vogliono gli attributi”.
Quale spazio per la moto tradizionale?
“Direi lo stesso spazio che aveva prima, ma in modo più consapevole per chi la usa e meno stereotipizzazione per chi la giudicava male prima”.
Pier Francesco, vedi un futuro dell’elettrico a due ruote? O forse più sui quadricicli?
“Lo vedo sulla mobilità, specialmente urbana, ma si farà spazio anche negli altri segmenti. Più lentamente, però. Le due ruote sono un mezzo già sostenibile in termini di emissioni, spazio e tempi di utilizzo”.
Come immagini il mondo della moto tra dieci anni?
“Un mondo più conviviale, più rilassato nelle prestazioni, più fruibile per disponibilità di prodotti a costi minori e, spero, sempre più sicuro anche grazie e soprattutto a infrastrutture all’altezza dei motociclisti”.
Il fuoristrada è sempre più a rischio a causa dei divieti vari.
“Le voci di restrizioni sono state e sono fuori misura poiché, a livello legislativo, non è cambiato nulla. Poi è vero che ci sono località dove l’ideologia supera il buon senso, ma per fortuna sono limitate e siamo sempre pronti a difendere la libertà di culto”.
Giovani in pista ne abbiamo? Valentino Rossi è stato un fenomeno trainante per i ragazzi che sognavano di cimentarsi nelle competizioni? “Sì, certo. VR46 e Tony Cairoli sono stati e sono un grande volano per i giovani che vogliono iniziare questo sport in pista o in fuoristrada. E la FMI sta facendo un grande lavoro sui giovani”.
Una considerazione finale – personale – sulla voglia di moto?
“Sono convinto che le due ruote nel prossimo futuro saranno sempre più protagoniste della vita di tutti giorni e dei momenti di ricreazione. Quello su cui bisogna continuare a tenere alta l’attenzione è la ricerca continua della sicurezza delle infrastrutture. Solo questo ci permetterà di aumentare la voglia e la richiesta di due ruote in tutte le sue opportunità”-
#usaledueruote