di Paolo Scudieri, presidente di Anfia
La flessione particolarmente marcata segnata dal mercato dell’auto europeo a dicembre (-21,7%), sesto mese consecutivo con il segno meno, porta il 2021 a chiudere a meno di 11,8 milioni di unità, ovvero con volumi inferiori dell’1,5% al già bassissimo 2020, anno di esordio della pandemia. Quasi tutti i Paesi, a dicembre, riportano nuovamente pesanti contrazioni, inclusi i cinque major market (compreso Uk): -27,5% Italia, -26,9% Germania, -18,7% Spagna, -18,2% Regno Unito e -15,1% Francia. Complessivamente, questi cinque mercati vedono calare le immatricolazioni poco più della media Ue (-22,1%) e rappresentano una quota del 70,2% del totale immatricolato. Il 2021 si chiude in ribasso solo per la Germania (-10,1%), mentre per gli altri quattro Paesi i volumi annuali superano i livelli del 2020: Italia a +5,5%, Spagna e Regno Unito a +1%, Francia a +0,5%.
Sui risultati di chiusura d’anno ha impattato soprattutto la carenza globale di semiconduttori che, con particolare riferimento al secondo semestre 2021, ha causato forti rallentamenti nelle linee di produzione e ritardi nelle consegne di nuovi veicoli, con pesanti conseguenze sui volumi di immatricolazioni. Il confronto con i livelli del 2019 (15,8 milioni di unità) rende evidente quanto ancora siamo lontani dal ritorno ai volumi pre-crisi e come l’ingresso nel 2022 sia ancora caratterizzato da prolungate difficoltà di approvvigionamento e rincari, che recentemente hanno coinvolto anche il comparto dell’energia.
Tutto questo in un momento storico in cui sono in discussione in Europa le misure di decarbonizzazione della mobilità al 2030-2035 e che vede quindi l’industria automotive impegnata in una delicata riconversione produttiva.