di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor
A gennaio in Europa Occidentale sono state immatricolate 822.423 autovetture con un calo sui livelli precedenti la pandemia, cioè su gennaio 2019, del 32,9%. Il mercato dell’auto dell’area, che non aveva manifestato alcun segnale di ripresa nel 2021 dopo la drastica caduta del 2020, apre quindi il 2022 ancora fortemente in crisi. Tutti i 30 mercati dell’area sono in rosso tranne quelli piccolissimi dell’Islanda (+4,4%) e di Cipro (+8,7%). Le cause di questa situazione sono imputabili, non soltanto alla pandemia, ma anche alle difficoltà di fornitura di microchip che rende difficile anche l’attività produttiva. Nelle ultime settimane a questi elementi si sono aggiunte le preoccupazioni delle imprese e della gente per il ritorno dell’inflazione particolarmente evidente nei settori dei carburanti e dell’energia. Unico segnale positivo nel quadro fosco del mercato automobilistico è che in tutti i paesi, compresa l’Italia, cresce l’interesse per le soluzioni elettriche che vedono incrementarsi le loro quote di mercato.
Rispetto alla situazione ante-crisi, il risultato peggiore è stato messo a segno dalla Spagna, che nel gennaio scorso, su gennaio 2019, accusa un calo di ben il 54,7%, seguita, nella classifica dei peggiori risultati, dall’Italia che, nel confronto di cui si è detto, ha un calo del 34,8%, contro il -33,6% della Francia, il -30,7% della Germania e il -28,5% del Regno Unito. Va detto, però, che il nostro Paese si sarebbe sicuramente aggiudicato la maglia nera nella pattuglia dei cinque maggiori mercati dell’area, soffiandola alla Spagna, se non fossero stati introdotti incentivi, sia nel 2020 che nel 2021, per favorire la transizione all’elettrico ed anche l’acquisto di autovetture tradizionali, ma con emissioni comunque contenute.
Nel 2022 nel nostro Paese non sono però al momento in vigore incentivi per l’auto in quanto il Governo non ha ritenuto opportuno intervenire per il settore con la Legge di Bilancio. Come è noto, il 9 febbraio vi è stato comunque un’importante riunione a livello di ministri competenti in cui è stato annunciato un piano pluriennale con stanziamenti adeguati (si è parlato di 1 miliardo e 200 milioni l’anno) per favorire sia la transizione all’elettrico che il ringiovanimento del parco con incentivi anche all’acquisto di auto tradizionali con emissioni contenute. In quell’incontro, tra l’altro, è stata anche annunciata l’adozione di provvedimenti per neutralizzare l’impatto negativo sull’occupazione e sulla produzione di componenti legato all’avvento dell’elettrico.
Occorre, però, che alle parole seguano i fatti senza ulteriori indugi. E ciò anche perché il nostro Paese ha assolutamente bisogno di recuperare completamente nel corso del 2022 il crollo del Pil del 2020. L’Italia deve poi comunque proseguire su un cammino di crescita accelerata perché raggiunto il livello di Pil del 2019 dovremo recuperare ancora terreno per arrivare al livello del 2007, cioè al livello precedente la crisi dei mutui sub-prime, livello questo che i nostri partner europei avevano già prima della pandemia ampiamente superato. Occorrerà un grande sforzo. Il PNRR potrà dare un contributo importante, ma senza l’apporto del comparto dell’auto, che con il suo indotto vale il 12% del Pil, l’obiettivo di accorciare le distanze in termini di crescita con i nostri partner europei sarebbe ancora più difficile.