di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor
Non ci sono più aggettivi per descrivere il disastro del mercato auto. In marzo sono state immatricolate in Italia 119.497 autovetture con un calo del 29,7% su marzo 2021, che non era però un mese normale perché le vendite erano anche allora fortemente penalizzate dalla pandemia. Se si fa riferimento all’ultimo marzo precedente la pandemia, cioè a marzo 2019, il calo è di ben il 38,5%. La situazione non cambia se si considera il risultato del primo trimestre. In questo periodo le immatricolazioni sono state 338.258 con cali del 24,4% sul primo trimestre del 2021 e del 37,1% sullo stesso periodo del 2019.
Per avere una visione completa del ciclone che si è abbattuto sul settore dell’auto va però subito detto che anche il confronto con il 2019 è fuorviante perché in quell’anno il mercato italiano dell’auto con 1.916.951 vetture immatricolate era ancora ben lontano da quota 2.200.000 che è il livello necessario per assicurare la regolare sostituzione del nostro parco circolante: 40 milioni di auto. Tornando alle 338.258 auto vendute nel gennaio-marzo 2022, resta da dire che proiettando questo numero sulle vendite dell’intero 2022 si ottiene un volume di immatricolazioni di 1.127.527, un livello molto vicino a quello del 1967.
Le cause che hanno portato a questa situazione sono ben note: la pandemia, con il crollo del Pil nel 2020 e il recupero soltanto parziale nel 2021, la crisi dei microchip e di altri componenti essenziali nella produzione di automobili, la guerra in Ucraina con il suo impatto anche psicologico, il riaffacciarsi dell’inflazione, la minaccia di una nuova stagflazione come quella che il mondo conobbe negli anni ’70 del secolo scorso dopo la prima crisi petrolifera ed altri fattori di minore importanza. A tutto questo si è aggiunta poi nel nostro Paese una vicenda di cui certamente non vi era bisogno e cioè il fatto che il Governo da mesi annuncia che adotterà incentivi per sostenere la domanda di auto, ma oggi siamo ancora nella fase degli annunci. Questo fatto costituisce un freno importante per la domanda di auto che ancora vi sarebbe nonostante tutti gli elementi che abbiamo citato. Gli interessati all’acquisto di un’auto, infatti, oggi non comprano perché attendono di poter usufruire degli incentivi. Tra l’altro un meccanismo analogo sta operando anche sul mercato degli pneumatici per il quale è stato preannunciato un bonus per l’acquisto che però non è ancora operativo.
L’impatto di questa situazione sul settore dell’auto è particolarmente pesante. Il Centro Studi Promotor elabora mensilmente un indicatore di fiducia degli operatori dell’auto sintetizzando i risultati della sua inchiesta congiunturale mensile sul settore. A fine marzo l’indicatore, che varia tra 0 e 100, ha toccato quota 15, un livello infimo come in maggio 2020 nel pieno della pandemia e come a metà 2012 nel momento peggiore della crisi per l’auto italiana che seguì la vicenda americana dei mutui subprime e il fallimento di Lehman Brothers.