Mengozzi (MAUTO): “Il digital moltiplica i visitatori”

di Roberta Pasero

Un Sorpasso e via si riparte. È ispirandosi al film di Dino Risi, dal mitico viaggio di Vittorio Gassman e Jean Louis Trintignant, che ha riacceso il motore il MAUTO, il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, con la mostra dedicata ai 70 anni di Lancia Aurelia. Un film simbolo per tantissimi e anche per Mariella Mengozzi, vulcanica direttrice del museo che raccoglie una collezione di 215 auto, 150 nel percorso espositivo e le altre nell’open garage. “Il sorpasso è l’emblema di quanto rappresenta un’automobile. E’ l’idea di libertà e di indipendenza che per quasi tre mesi ci sono stati obbligatoriamente negati. E’ l’emozione di guidare stando all’aria aperta, di creare un contatto con il mondo, come l’automobile ha sempre fatto da quando è nata, basti pensare alla splendida Itala che nel 1907 unì Pechino a Parigi e che rappresentava il sogno di viaggiare e di esplorare”.

Strada facendo, oltre all’Aurelia, cosa manterrà su di giri il suo museo in queste settimane?
“Ospiteremo alcuni eventi come il Progetto 457, un raduno di 500 protagoniste della celebre Stupinigi Experience che rimarranno esposte dal 20 al 28 giugno. E poi a luglio e agosto ci sarà la presentazione della Mole Urbana, il quadriciclo urban car di Umberto Palermo che verrà anche interpretato da quindici artisti d’arte contemporanea internazionali”.

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Un giro del mondo in quadriciclo in un museo che sta modificando la sua identità.
“Abbiamo dovuto riconcettualizzare proprio l’idea del museo. Sino a oggi eravamo come tutti molto concentrati sulla visita fisica. Il primo parametro per un museo è sempre stato chiedersi quanti visitatori fisici ha. Oggi ci ha costretto a ragionare invece in total audience quindi tenendo conto anche di chi ci segue sui social, che vanno sul sito, che partecipano ai laboratori a distanza. Questo ci porta a capire che il futuro si baserà proprio sul total audience. Gli esempi arrivano da grandi musei come il Metropolitan che online ha 5 volte il numero dei visitatori fisici”.


Non è una contraddizione vedere le opere d’arte e nel vostro caso le automobili a distanza, attraverso lo schermo di un computer?

“L’esperienza fisica rimarrà sempre centrale, però, a esempio, le mostre temporanee che dopo 4 e 5 mesi spariscono è interessante riproporle anche in modalità digitale, aggiungendo dei contenuti e creando attraverso la tecnologia dei collegamenti tra fisico e virtuale”.

La passione per l’auto si può raccontare anche a distanza?
“E’ uno sforzo da fare e l’insegnamento che questo periodo ci ha lasciato è quello di andare oltre. Con questo è importante che un museo come il nostro, aperto 365 giorni l’anno, sia vivo, frequentato dai visitatori, in particolare dai 30mila studenti che solitamente portano allegria in queste sale”.

Per loro organizzate laboratori didattici molto particolari.
“Ne abbiamo tanti, dedicati anche all’auto elettrica, alla guida autonoma, alla fisica della sicurezza, all’auto a idrogeno, all’educazione stradale. Sono tenuti dagli studenti del Politecnico di Torino con l’intento di stimolare i giovani ad approfondire questo tipo di studi. E proprio in questi giorni stiamo studiando come portare alcuni di questi laboratori in modalità digitale interattiva. Sempre per trasmettere a più persone possibili la passione per le automobili che hanno attraversato la nostra storia”.

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