Se l’industria del consumo intende raggiungere gli attuali obiettivi climatici dell’Ue, dovrà più che dimezzare le sue emissioni di gas serra entro il 2030. Dato che la prosperità e il consumo continueranno a crescere nei prossimi anni, è necessario un cambiamento fondamentale nel modo di pensare; nuovi modelli di business – specialmente quelli relativi all’economia circolare – dovranno prendere piede in modo sempre più deciso. Anche al di là degli obiettivi climatici già fissati, i requisiti normativi per l’economia stanno diventando più rigorosi – per esempio, attraverso tasse come la plastic tax. Il Green Deal dell’Unione europea prevede che tutti gli imballaggi nell’area Ue siano riutilizzati o riciclati entro il 2030. E ancora, il Circular Economy Action Plan prevede che i prodotti abbiano cicli di vita lunghi e possano essere riparati. Altri stakeholder chiedono ora più sostenibilità alle aziende o stabiliscono i propri nuovi standard per pratiche commerciali sostenibili.
Consumatori. I consumatori sono oggi un altro fattore di pressione, poiché non vedono più i prodotti sostenibili come una semplice alternativa. Stanno in parte basando le proprie decisioni di acquisto sulla sostenibilità dei prodotti e delle aziende. Certo, rimane quello che alcuni chiamano un “gap tra atteggiamento e comportamento”. In altre parole, i consumatori non sempre prendono decisioni di acquisto coerenti con le loro preferenze di sostenibilità espresse nei sondaggi. Detto questo, due terzi dei consumatori sostengono oggi di aver modificato le proprie abitudini di consumo in favore di un minore impatto ambientale, ed è vero: i marchi che promuovono i benefici ecologici dei propri prodotti stanno registrando tassi di crescita superiori alla media.
Lavoratori. La sostenibilità è già uno dei criteri principali nella scelta di un datore di lavoro per due terzi di coloro con età inferiore ai 34 anni. In tutte le fasce d’età, tre dipendenti su quattro vorrebbero che la loro azienda desse maggiore importanza alle questioni ambientali e sociali.
Investitori. Il settore finanziario è, per certi versi, in anticipo sull’economia reale in termini di sostenibilità. Un sondaggio tra i decision maker di più di 40 società d’investimento (tra cui BlackRock, Vanguard e State Street) mostra che una mentalità orientata all’ESG è già un elemento integrante delle decisioni d’investimento. Le crescenti richieste di sostenibilità derivano in parte dalla gestione del rischio degli investitori e in parte dalla crescente incidenza dei prestiti legati a criteri di sostenibilità. Inoltre, i fondi orientati alla sostenibilità sono più resistenti, come dimostrano gli studi: in media, il 77% dei fondi ESG creati dieci anni fa continuano ad esistere oggi. Tale dato è da confrontarsi con solo il 46% dei fondi tradizionali che sono sopravvissuti nello stesso periodo.
Nuovi operatori di mercato. Le startup “green” guadagnano sempre più quote di mercato nei segmenti dei beni di consumo, sia nel mercato delle calzature, sia nel segmento alimentare, dove i prodotti a base di proteine vegetali (tra gli altri) stanno diventando sempre più popolari. Secondo il Green Startup Monitor 2021, tre quarti delle aziende di nuova fondazione in Germania considerano il proprio impatto ambientale e sociale come rilevante per la propria strategia. Nel settore dei beni di consumo, per esempio, il 57% di tutte le aziende di nuova fondazione sono oggi start-up green. Consideriamo, per esempio, il marketplace Cirplus, che si è posto l’obiettivo di semplificare il commercio globale, attualmente complesso e confuso, dei riciclati e dei rifiuti di plastica.
Agenzie di rating come S&P valutano sistematicamente gli sforzi delle aziende nel campo di sostenibilità facendo riferimento a una serie di criteri specifici. Nella dimensione sociale in particolare, il settore dei beni di consumo guadagna quasi universalmente punteggi elevati (A e B). Questo significa una performance ESG da buona a eccellente e un livello di trasparenza superiore alla media nella divulgazione dei dati ESG. L’analisi McKinsey mostra che il 30% ottiene un punteggio di A o A+ in almeno sette delle dieci dimensioni ESG, e il 52% ottiene lo stesso in almeno cinque su dieci.
Un’implementazione efficace degli obiettivi di sostenibilità rappresenta una sfida onnicomprensiva e spesso significa cambiare sia la propria offerta di prodotti sia l’azienda stessa, inclusa la sua cultura. Data la portata di questo compito, non basta lanciare iniziative in modo sporadico, sperando che abbiano successo. La sostenibilità deve essere vista come una trasformazione dell’attività aziendale, che abbraccia tutta la catena di fornitura.