All’evento di McKinsey & Company dal titolo “Transizione green, inevitabile opportunità”, organizzato in occasione della Pre-COP26 di Milano – la riunione delle Nazioni Unite preparatoria alla Conferenza delle parti sul clima che si terrà a novembre a Glasgow – sono intervenuti, tra gli altri, Paolo Gentiloni, commissario Ue per gli Affari Economici e Monetari; Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili; Francesco Starace, amministratore delegato e direttore generale di Enel.
Il rischio climatico si sta facendo di anno in anno più serio e la transizione verso un’economia a emissioni zero è ora una questione urgente. Diversi stakeholder – governi, investitori, consumatori e sempre più aziende – stanno rispondendo a questa sfida modificando normative, preferenze, modelli di business e prodotti, e oggi più del 50% dell’attività economica globale avviene in Paesi con un impegno “net zero”. Tuttavia, le emissioni non stanno diminuendo al ritmo necessario: l’obiettivo di 1,5° C richiederebbe una riduzione di circa la metà entro il 2030 e il raggiungimento di emissioni nette zero entro il 2050.
“Dalle analisi condotte dal nostro think tank McKinsey Global Institute, emerge una buona notizia: l’85% delle attuali emissioni di CO2 in Europa può essere abbattuto con tecnologie già presenti sul mercato. Per il restante 15% occorrerà continuare a investire nelle tecnologie ora in fase di sviluppo”, ha commentato Massimo Giordano, Managing Partner di McKinsey Mediterraneo, a margine dell’evento. “Questo dovrà andare di pari passo con un’efficace riallocazione del capitale: raggiungere la neutralità climatica in Europa richiede un investimento complessivo di 28mila miliardi, pari a 17 volte il Pil nominale italiano al 2020, ma con benefici che ripagheranno il 70% dei costi entro il 2050 e, una volta a regime, compenseranno interamente gli investimenti fatti”, ha aggiunto Marco Piccitto, Senior Partner e Leader Sustainability Practice di McKinsey.
McKinsey ha individuato tre direttrici che potrebbero contribuire a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.Innanzitutto, l’adozione delle tecnologie necessarie a ridurre effettivamente le emissioni e lo sviluppo ulteriore delle catene di fornitura e delle infrastrutture a supporto. In secondo luogo, l’introduzione di adeguamenti di tipo economico e sociale: questo comprende la gestione di un’efficace riallocazione del capitale, la gestione dei cambiamenti della domanda e dei costi che deriverebbero da una transizione green, così come le implicazioni per le comunità in termini di necessità di riqualificazione e diversificazione economica. Infine, l’adozione di adeguati meccanismi di governance e di standard, nonché l’azione sinergica da parte di tutti i soggetti coinvolti.