di Roberta Pasero
Sguardi smarriti, sguardi silenziosi, che scrutano, che piangono, che implorano, che inseguono sogni e infine si lasciano andare alla speranza. Sguardi che attraversano volti di donne dipinti in modo istintivo, con pennellate quasi naif, con colori che accendono i loro silenzi, che sottolineano le loro emozioni. Li dipinge Maria Teresa Cicini, press relation and communication Mercedes-Benz Italia, nella sua imprevedibile vita parallela.
Quando è iniziata questa attrazione fatale per la pittura?
“Otto mesi fa. Ho sempre amato ogni forma di creatività, ma non l’avevo mai messa in pratica. E neppure avevo mai dipinto fino all’aprile scorso. Tutto è nato per contrastare la noia. Ero a casa in quarantena precauzionale con mia figlia e abbiamo deciso di fare qualcosa che non avevamo mai fatto: prendere due tele e dipingerle con le tempere. Quando ho ultimato il mio primo quadro, appena messa la firma, mi sono vista come ripresa da una telecamera esterna e ho scoperto il mio amore per l’arte su tela. Quella che di solito ammiravo da spettatrice, mai con occhio critico, ma soltanto emozionale”.
Ha subito dipinto un volto femminile?
“Non uno, ma una sequenza di quattro volti, uno differente dall’altro, che rappresentavano il femminicidio, la sottomissione, la speranza e la lotta. Erano donne con quattro sguardi differenti, con quattro espressioni differenti, con quattro colorazioni differenti, come se fosse stata un’evoluzione del volto femminile”.
E da quel primo intuito non ha più smesso di dipingere.
“Da quel primo quadro continuo a pitturare incessantemente. Sono arrivata a 68 dipinti su tele di ogni dimensione. D’istinto ho iniziato a dipingere donne perché il lockdown mi ha scatenato riflessioni sulle violenze psicologiche che in questi ultimi due anni sono emerse in tutta la loro gravità. Ho iniziato ad approfondire il tema, anche perché persone a me vicine soffrivano di questa influenza psicologica, di questa mancanza di libertà. Ho letto tanto per capire come nascessero questi abusi perpetrati da uomini manipolatori. Una forma differente dal femminicidio che è pieno di orrore, però con strascichi sulla mente e sul cuore impossibili da cancellare. Con i miei dipinti ho voluto dare voce al silenzio che molte volte accompagna queste interferenze psicologiche”.
Come definirebbe la sua arte di denuncia?
“Sono sentimenti su tela, dal tormento all’alienazione, dalla perdita di identità alla vergogna. Ogni sguardo delle mie donne, ogni lacrima che attraversa la tela, esprime queste emozioni istintivamente. Io sto imparando. Non ho tecnica, non ho mai frequentato corsi di pittura. Per questo non cerco la perfezione, ma voglio soltanto trasmettere emozioni che siano legate a un dolore o a un sentimento di rinascita da questo dolore”.
Lei dipinge donne accese di colori anche se raffigurate nei momenti più bui della loro vita.
“Credo di aver utilizzato in questi mesi ogni sfumatura perché per me il colore accende sempre la speranza. Impiego pochissimo tempo a disegnare i volti, mi concentro poi sull’espressione scegliendo tinte e sfumature. Un modo per dare colore al silenzio femminile in dipinti che ho suddiviso in tre momenti: quello iniziale racconta della sofferenza femminile, il secondo parla di consapevolezza con donne che si ridestano intenzionate a reagire, fino arrivare al terzo momento, quello della rinascita con volti femminili sorridenti, pacati, molto colorati: donne rinate dal proprio dolore”.
Ci sono anche uomini che subiscono vessazioni e interferenze psicologiche da donne manipolatrici, uomini che fanno ancora più fatica a raccontare. Se li dipingesse con quali colori li ritrarrebbe?
“È una domanda interessante. Io ho iniziato a postare i quadri sul mio profilo Instagram artistico maryciciniart, con hashtag noviolenzasulle donne. Un follower che non conosco mi ha scritto: “La violenza la subiamo anche noi uomini, tante volte siamo vittime di comportamenti manipolatori femminili”. Da allora ho aggiunto l’hashtag noviolenzasuchiunque. Non escludo un giorno di dipingere anche volti maschili e il loro silenzio al quadrato. Con gli stessi colori, con le stesse lacrime”.
Lei ha un rituale d’artista?
“No, seguo l’istinto. Per motivi professionali cerco di dipingere la sera e nel fine settimana. Tendo a farlo da sola in un pied-à-terre a Roma che è diventato il mio piccolo laboratorio dove ho tutti i miei 68 quadri disposti in un certo ordine”.
Ha creato quasi una sorta di cenacolo femminile.
“È così. Ho 68 sguardi puntati su di me e 68 emozioni, una differente dall’altra. A tutti questi sguardi di donne ho dato un nome e ognuno nasconde una storia e un sentimento reale. Ogni dipinto è accompagnato da frasi, aforismi, citazioni di protagonisti della cultura che sono altri spunti di riflessione”.
I suoi quadri sono anche un modo per parlare di violenza psicologica non soltanto utilizzando parole astratte?
“I miei dipinti sono strumenti per denunciare. E per smuovere emozioni. Com’è accaduto in una mia recente mostra personale a Castelnuovo di Porto, in provincia di Roma, dove ho esposto tutti i quadri creando un percorso in tre momenti abbinati a musiche che accompagnassero dolcemente a riflessioni: il momento dell’abuso psicologico a “I giorni”, di Einaudi, a significare che ogni giorno è una sfida da affrontare e una difficoltà da superare; quello della consapevolezza all’Aria sulla quarta corda di Bach che invita alla riflessione; quello della rinascita a Gabriel’s Oboe, di Morricone. Durante questa mostra molti visitatori si sono commossi perché si sono ritrovati in molti sguardi dipinti. Ed è capitato persino ai bambini: è stato commovente vedere mio figlio di 8 anni e i suoi compagni di classe trasformarsi in piccoli critici d’arte e con le dita toccare le lacrime che dipingo con tecniche differenti a seconda dello stato d’animo di queste donne: hanno compreso che dove le lacrime erano asciutte, erano secche, era perché avevano finalmente smesso di soffrire”.
Pochi mesi fa lei ha perso sua mamma. La pittura l’ha aiutata ad affrontare il dolore?
“Mia mamma è stata la mia prima follower e mi ha accompagnata dalla prima tela, una sorpresa anche per lei. Quando se n’è andata ho dipinto istintivamente un quadro, l’unico che ha colori pastello, morbidi, tenui, e l’unico che non ho postato perché volevo tenerlo per me. E’ il ritratto di una donna molto angelica, diverso dagli altri, dove predomina la dolcezza. Un ritratto che ha tutte le sfumature della sua tenerezza”.