Manley (Acea): “In Europa allarme rosso sull’auto”

 
E’ un colpo quasi da Kk quello inferto dalla pandemia del coronavirus al settore automobilistico europeo. Le ultime rilevazioni di Acea, l’Associazione dei costruttori europei, non lasciano adito ad alcun dubbio sulla virulenza della crisi su un pilastro dell’intera economia del Vecchio continente: genera oltre il 7% del Pil continentale e impiega quasi 14 milioni di persone. Tra l’1 gennaio e il 30 settembre il settore ha perso una produzione di 4.024.036 veicoli passeggeri e commerciali leggeri (fino a 3,5 tonnellate di peso), l’equivalente del 22,3% dei volumi dell’anno scorso e una perdita economica di ben 122 miliardi di euro destinata ovviamente ad aumentare nei prossimi mesi, in particolare nel caso di peggioramento delle prospettive economiche e di un ritorno a una situazione di domanda depressa come in buona parte dei mesi primaverili.
 
Del resto, per quanto vari Governi abbiano cercato di rilanciare il mercato varando ampi programmi di incentivi alla rottamazione, il danno del coronavirus è ormai tale da preventivare un 2020 senza precedenti per il settore: l’associazione di rappresentanza prevede una calo delle vendite del 25%. In tale contesto va letto il rinnovato appello a Ue e singoli Paesi per intensificare i programmi di sostegno. “La pandemia del coronavirus è chiaramente il più grande rischio singolo mai affrontato dall’industria automobilistica. Sta aggiungendo enormi pressioni sul nostro settore in un momento in cui sta affrontando cambiamenti tecnologici fondamentali, così come la prospettiva di una Brexit senza accordo“, ha spiegato Mike Manley, presidente di Acea e amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles, facendo riferimento ai processi di elettrificazione e a un Hard Brexit per la quale l’associazione stima danni commerciali in tutta Europa per 110 miliardi di euro nei prossimi 5 anni.
 
“Abbiamo urgente bisogno di trovare modi per superare questo momento con il minimo danno all’occupazione e agli investimenti, mantenendo allo stesso tempo una forte attenzione alla sfida climatica”, aggiunge Manley ribadendo alcune richieste già più volte presentate al mondo della politica: “Il piano per il clima al 2030 recentemente proposto dalla Commissione europea richiederà enormi investimenti aggiuntivi da parte nostra in questo momento difficile. Tuttavia, i nostri investimenti da soli non saranno mai sufficienti. Se vogliamo che la mobilità a emissioni zero diventi un’opzione reale per tutti gli europei, abbiamo anche bisogno di una vasta rete di punti di ricarica e stazioni di rifornimento in tutta l’Ue, insieme a incentivi economicamente sostenibili”. Acea chiede dunque che i piani di rilancio funzionali al Recovery Fundconcentrino le risorse sulle aree della nuova mobilità per stimolare la domanda di veicoli a basse emissioni e quindi rafforzare la ripresa economica e i programmi per il clima. 

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