Mancanza di autisti: numeri sparati a vanvera. E non solo
di Cinzia Franchini, portavoce di Ruote Libere
Quanto si legge in questi giorni, per chi è del settore ha dell’inverosimile. Come si trattasse di un tormentone estivo si moltiplicano improvvisamente gli allarmi sulla mancanza di autotrasportatori nel nostro Paese. Il dibattito ha davvero assunto toni surreali: gli autotrasportatori, autisti o artigiani, non ci sono semplicemente perché spesso i riconoscimenti economici sono troppo bassi e a fronte di un lavoro difficile e fatto di sacrifici, non bastano 1.600 o 1.700 euro al mese per rinunciare alla famiglia o a una attività con carichi orari meno onerosi. Sono poi purtroppo sempre più diffuse pratiche illegali, soprattutto al sud, che nessuno denuncia e che anzi sembrano ormai ordinaria gestione, come per esempio, quella che vede gli autisti costretti a restituire al loro datore di lavoro, parte della paga quando questa rispetta il ccnl considerato evidentemente per qualcuno troppo oneroso.
Ebbene, invece di prendere atto di questa banalità, si è deciso di spostare volutamente la discussione sul tema d decreto flussi auspicando l’arrivo di immigrati che possano adattarsi a stipendi da fame. Insomma, invece di risolvere il problema, si vorrebbe ampliarlo inquinando ancor più il mercato e incentivando la concorrenza selvaggia. Ovviamente, nessuno in questo contesto si preoccupa di sentire la voce degli interessati, gli autotrasportatori stessi che molto avrebbero da insegnare sul perché si è arrivati a questa situazione. In tutto ciò stupisce anche il silenzio delle principali associazioni di rappresentanza da tempo completamente scollegate alla realtà.
Noi lo ribadiamo in modo chiaro: se si vogliono trovare autisti e non manodopera a basso costo è sufficiente pagare il dovuto chi ha voglia di mettersi alla guida sulle strade italiane e intraprendere questa professione. Gli autotrasportatori non devono essere manovali del volante ma professionisti scrupolosi e consapevoli. Chi invoca l’ampliamento del decreto flussi non sono mai i piccoli artigiani dell’autotrasporto e neppure i dipendenti, ma sono i grandi colossi italiani e i loro committenti che continuano a volere proseguire sulla strada del taglio del costo del lavoro per offrire un servizio a prezzi stracciati in una competizione al ribasso senza fine. Questi sono i fatti e che anche le associazioni di categoria fingano di negare l’evidenza rappresenta un doppio tradimento per chi concretamente vive di questo lavoro.