L’uomo e la guida autonoma
di Pier Luigi del Viscovo*
C’è scappato il morto. A Tempe, negli Usa, l’auto autonoma ha ucciso una donna. Adesso stanno indagando per capire cosa è andato storto. Cosa è andato storto? Che non c’era nessuno al volante, ecco cos’è andato storto. Ovviamente, questo pensiero fa inorridire i tanti amanti del futuro, che proprio non ci stanno bene al mondo e desiderano una sola cosa: cambiarlo il più in fretta possibile.
Questo fatto, pur nella sua tragicità, offre tuttavia l’occasione di porre un interrogativo. Accettando che prima o poi le auto saranno in grado di muoversi autonomamente, potranno davvero coesistere le due forme di mobilità, quella governata dall’intelligenza artificiale e quella governata dalla mente umana? Uso la parola «mente» proprio per segnare la distinzione. L’intelligenza artificiale potrà elaborare di più e più velocemente tutti i calcoli razionali che servono a stare dentro un sistema di mobilità. Nessun dubbio che treni e aerei potranno essere mossi dai computer meglio che dagli uomini. Ma questi si muovono dentro un sistema protetto, in cui dovranno interagire con altri veicoli mossi anch’essi da un computer. Tutti, insomma, risponderanno alle medesime logiche, ottimizzandole e mettendole in sicurezza.
La mobilità umana ė un’altra cosa
Ma la mobilità umana è altra cosa. È determinata dal calcolo, ma entrano in gioco anche facoltà che logiche non sono: l’intuito, l’immaginazione, la distrazione, l’esitazione, il cambio improvviso senza ragione. L’uomo è spesso in grado di intuire che un altro potrebbe deviare la marcia, solo guardando come procede, magari associandolo all’avvicinamento a una traversa o a un posto libero. Inoltre, l’uomo ha la possibilità di scegliere contro il proprio interesse, andando volutamente e colpevolmente a tamponare un’altra macchina per salvare un pedone che era fuori posizione. Sarebbe importante sapere se il computer sarebbe all’altezza di una decisione simile. Infine, la circolazione nel sistema di mobilità umana è resa possibile da un mix di osservanza e trasgressione delle norme, altra area di grande disagio per un computer.
Riflessione finale
Tutto ciò per porre la questione fondamentale: i due sistemi di mobilità possono convivere? Oppure ci troveremo di fronte alla scelta se trasformare le nostre città in ferrovie, senza rotaie fisiche, ma dove all’uomo è vietato comunque l’accesso, se non dentro una vettura autonoma? Una sorta di Venezia senz’acqua.
*Fleet & Mobility