L’Europa tra molti alti e pochi bassi
di Gian Primo Quagliano*
Ben 1.125.397 immatricolazioni. È questo il risultato raggiunto dai Paesi dell’Unione Europea e dell’EFTA (Islanda, Norvegia, Svizzera) nel mese di febbraio. Rispetto al 2017 la crescita è del 4,3% ed è dovuta soprattutto all’andamento dei cinque maggiori mercati. Tra questi il più brillante è quello spagnolo che fa registrare una crescita del 13%, dopo un +20,3% in gennaio, grazie soprattutto agli acquisti delle società ed in particolare a quelli delle società di noleggio. Un incremento più contenuto, ma significativo, si registra nel mercato più importante dell’area che è quello della Germania. Le immatricolazioni sono aumentate infatti del 7,4%, dopo una crescita dell’11,6% in gennaio. Buoni risultati anche nel mercato francese. Le immatricolazioni sono infatti cresciute del 4,3% in febbraio e del 2,5% in gennaio.
L’Italia con il segno meno
Meno favorevole è invece il risultato del nostro Paese. Dopo una crescita del 3,4% in gennaio, in febbraio vi è stato un calo dell’1,4%. Va però detto che in febbraio vi è stato un giorno lavorato in meno rispetto allo stesso mese dell’anno precedente che vale circa il 4,5% delle immatricolazioni e quindi, a parità di giornate lavorate, il mercato automobilistico italiano sarebbe in moderata crescita anche in febbraio. D’altra parte, sul risultato italiano del primo bimestre dell’anno influisce anche il clima di incertezza determinato da una campagna elettorale particolarmente difficile e dalle grosse incognite sulla governabilità del Paese. Bisogna sottolineare, comunque, che al di là di questi fattori, un rallentamento delle immatricolazioni nella prima metà del 2018 era atteso perché alcune Case stanno fortemente frenando sulla pratica dei chilometri zero che consiste nell’immatricolare autovetture a nome dei concessionari per venderle poi nelle settimane successive, con forti sconti, come “auto usate con chilometri zero”. Il ricorso a questa pratica determina un aumento delle immatricolazioni di vetture nuove, ma una riduzione dei margini e di conseguenza alcune Case hanno deciso, almeno momentaneamente, di rinunciare per poter aver migliori risultati di bilancio.
Obiettivo 2018 a 2,05 milioni di unità
Nonostante questa situazione, le immatricolazioni in Italia raggiungeranno nel 2018 quota 2.050.000 per arrivare a 2.200.000 nel 2019, cioè al volume fisiologico per un Paese in cui la domanda è alimentata dalla necessità di sostituire un parco circolante di 38 milioni di autovetture e in cui esiste comunque ancora una quota, sia pure modesta, di domanda di prima motorizzazione. Tra i cinque grandi mercati della Ue quello che ha fatto registrare il risultato peggiore è però quello del Regno Unito che accusa un calo del 2,8% in febbraio, dopo un calo del 6,3% in gennaio. Il Regno Unito ha toccato un record di immatricolazioni nel 2016, e nel 2017 ha visto i suoi risultati ridimensionarsi sia per il timore della Brexit sia per l’introduzione di un’imposta sulle emissioni di CO2.
Bene il mercato mondiale
Nel complesso il mercato dell’area Unione Europea ed EFTA è solidamente impostato. Nel primo bimestre la crescita complessiva è del 5,5% con 26 mercati in crescita sui 31 dell’area. Questo dato è coerente con l’andamento del mercato mondiale che è decisamente positivo con quasi tutti i mercati nazionali in crescita. E ciò sia per effetto della forte spinta alla sostituzione generata dall’eccezionale sviluppo tecnologico in atto nel settore dell’automobile sia dallo sviluppo delle immatricolazioni in Paesi di recente approdati alla motorizzazione di massa.
*Presidente del Centro studi Promotor