L’emergenza non è il diesel, ma il parco auto da rinnovare

di Andrea Cardinali*

I numeri di aprile confermano il permanere di una certa difficoltà in Europa, soprattutto nei mercati britannico e spagnolo. Ma la situazione più difficile, nonostante il segno positivo nel mese, rimane quella italiana, con una flessione del 4,6% da inizio anno. Per giunta, nei primi 4 mesi del 2019 in Italia le emissioni di CO2 sono aumentate del 6,5%, e questo è effetto della campagna di demonizzazione sul diesel, che non risparmia – del tutto ingiustificatamente – nemmeno le modernissime motorizzazioni Euro 6.

Mentre ci si accanisce sulle nuove immatricolazioni con misure penalizzanti, si trascura il vero malato: un parco circolante vetusto, insicuro e inquinante. La sua età media, con la crisi del 2008, è passata da 7,5 a 10,9 anni – il valore più elevato fra i major markets dopo quello spagnolo – e il trend non si è più invertito. Con i ritmi attuali, per liberare le nostre strade dalle vetture ante Euro 4 servirebbero quasi 14 anni, e nel frattempo anche le Euro 5 saranno divenute archeologia industriale.

Come abbiamo ribadito a Verona in occasione di un incontro con la stampa congiuntamente alle altre associazioni della filiera, il rinnovo del parco circolante deve diventare una priorità nazionale: è indispensabile che il governo prenda provvedimenti in un’ottica di neutralità tecnologica, ed è necessario farlo ora.

*Direttore generale di Unrae

 

1 Comments

  1. Emidio says:

    Ottimo intervento!
    Parola chiave: neutralità.
    Ma in questo mondo e in quest’ epoca sarà molto difficile che si anteponga la salute del pianeta e delle persone agli interessi…
    Ed intanto la Cina, maggior produttore di batterie di ultima generazione, esulta.

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