Le due Italie e la maleducazione stradale
Parliamo di sicurezza stradale e torniamo su un tema cronico (uno dei tanti causati dalla mancanza di controlli e dalla grave responsabilità delle istituzioni): quello della strafottenza in certe aree del Paese rispetto alle norme più elementari del Codice della strada. Cinture allacciate, casco indossato e non più di due persone in sella sulla moto e sullo scooter, quando consentito: per chi scrive e chi legge, nulla di strano. Sgarrare può voler dire anche rimetterci le penne. “Ma chi se ne frega, tanto toccherà ad altri fare un brutto incidente”, direbbe uno dei tanti che viola costantemente il Codice rimanendo impunito.
Veniamo al dunque: fine settimana nella bella, unica e teatrale Napoli con puntatina a Sorrento e (ahinoi) a Pozzuoli per mangiare del buon pesce (nulla da dire sul ristorante, di qualità, ma più avanti capirete la stonatura).
Impatto immediato
Il “chi se ne frega delle regole” parte già all’uscita dalla Stazione centrale: il taxista, ovviamente, non ha la cintura e nulla gli importa se i passeggeri, anche davanti, la indossino (noi ovviamente la mettiamo). Un altro suo collega fa buona parte del percorso telefonando tranquillamente, un altro ancora è più concentrato a sistemare un problema al navigatore rispetto a guardare la strada. E passa con il rosso a un incrocio: per fortuna da sinistra e destra non è arrivato nessuno. Lungo le strade, vigili zero, ci mancherebbe. Li vediamo successivamente stazionare e chiacchierare in piazza Plebiscito, nei pressi dei cantieri stradali o lungo la passeggiata sul lungomare. Ma agli incroci ,no. Il traffico è un casino. Il semaforo è verde per i pedoni ma poco ci manca che qualcuno ti stiri. Vigili? Zero. E siamo all’attraversamento che dà sul molo, pieno di turisti, di Beverello.
La conta desolante
Sostiamo a un semaforo e contiamo: su 10 macchine, solo a bordo di due chi guida ha la cintura allacciata. Il capitolo moto: nei vicoli di Forcella e dei Quartieri spagnoli il casco non esiste. C’è chi viaggia in quattro su uno scooter, in pratica tutta la famiglia con i bambini pericolosamente in bilico. Controlli? Zero. E lo stesso lungo, per esempio, il centrale corso Umberto: in pochi con il casco. E chi lo porta, spesso o lo ha slacciato (è inutile, quindi) o agganciato al manubrio o, ancora, indossato (ma non il passeggero dietro o viceversa).
Sabato sera a Pozzuoli, esperienza da non ripetere (cena a parte). Il casino è assoluto e qui i motociclisti, senza casco, fanno zig zag tra le auto e passano tranquillamente a tutta velocità sui marciapiedi. C’è un vigile ma è fermo a “sorvegliare” la zona pedonale. In strada? Zero.
Cosa accadrà, da quelle parti, quando andrà in vigore la norma sul ritiro immediato del cellulare alla guida, annessi e connessi? “Chi se ne frega…”.
Ci sono due Italie, purtroppo (lo stesso accade in altre città del Sud, come a Palermo, addirittura sotto il naso ai vigili). E lo Stato fa spallucce da sempre. Paura di intervenire? Menefreghismo? Perché nell’altra Italia, quella che rispetta le regole, si viene pesantemente sanzionati e lì no? Chi sono i responsabili di questo lassismo vergognoso? La maleducazione stradale ha radici profonde.