L’automotive entra nel 2017 con i soliti (e nuovi) problemi.
Entriamo nell’anno nuovo, il 2017, ancora una volta con i vecchi problemi. Per il settore dell’automotive il piatto della bilancia, infatti, pende sempre da una parte a causa delle tante questioni rimaste irrisolte. Vediamole insieme: la riforma del Codice della strada, con i previsti provvedimenti contro l’abuso degli smartphone alla guida, è tuttora impantanata da qualche parte al Senato: una vergogna, visto il carattere di urgenza; nulla è stato fatto, nonostante le promesse, a proposito delle accise sui carburanti i cui prezzi, tra l’altro, hanno ripreso a lievitare; il parco auto italiano continua a contare una decina di milioni di veicoli inquinanti e pericolosi, nulla è stato fatto per favorirne il ricambio; nessun piano organico sulla mobilità capace di incentivare l’utilizzo di veicoli elettrici e ibridi è stato approntato (solo grazie agli sforzi delle Case costruttrici e dei concessionari attraverso sconti e promozioni il mercato ha archiviato in modo positivo il 2016); il bollo (altra promessa mancata) è ancora vivo e vegeto; le buche nelle strade a Milano e Roma, solo per fare due esempi, rischiano di diventare voragini: in arrivo nuovi accanimenti nelle città (vedi soprattutto Milano) contro gli automobilisti con meno strisce blu in centro e parcheggi più salati; le prossime puntate di “Chi l’ha visto” forse si occuperanno della figura del “mobility champion” proposta dall’Unrae, cioè il manager capace di far convergere tutti gli attori del settore in modo da presentarsi con la giusta forza davanti alle istituzioni; il mantenimento, per il comparto flotte, delle detraibilità dell’Iva solo per il 40%; l’ingresso nel 2017, poi, non poteva che caratterizzarsi con una serie di nuovi rincari (per ora) tra tariffe autostradali e polizze assicurative. Di buono sull’altro piatto della bilancia? Il via alla Legge sull’omicidio stradale, anche se sarebbe da rivedere in alcune sue parti; la riconferma, ma non come è avvenuto nel 2016, del super ammortamento al 140%; la riproposizione della Legge Sabatini relativa agli investimenti per l’acquisto di beni strumentali. Se ho dimenticato qualcosa chiedo scusa. Anche nel 2016, comunque, l’auto è servita come passerella ai rappresentanti dell’ “ex” governo, da Matteo Renzi che ha iniziato a percorrerla fin da gennaio (quotazione di Ferrari alla Borsa di Milano), poi in occasione delle visite agli stabilimenti di Fca e di quello dello stesso Cavallino rampante (con Angela Merkel); quindi dal riconfermato ministro dei Trasporti, Graziano Delrio. Tante parole e promesse, ma fatti zero. Eccoci così punto e capo. E se non fosse per la buona volontà di forze esterne al governo (Renault, Nissan, Bmw, Gruppo Volkswagen in collaborazione con Enel) della tanto sbandierata mobilità a emissioni zero ne sentiremmo parlare soltanto in Francia, in Germania e nei Paesi scandinavi. Le sopracitate Case auto uniscono infatti le forze, beneficiando di un finanziamento pari a 4,2 milioni garantito dall’Ue, per realizzare un’infrastruttura di ricarica veloce per veicoli elettrici lungo le principali strade e autostrade in Italia e in Austria. Il piano, che partirà proprio in gennaio, prevede 200 stazioni di ricarica “multi-standard”, di cui 180 del tipo Fast Recharge Plus (20 minuti per un pieno di energia a due macchine simultaneamente). Sempre meglio che niente. E il governo? Presto convocherà altri tavoli da blablablabla.
Pierluigi Bonora