L’auto ideale? Non esiste, a ognuno la sua

di Andrea Tartaglia*

Sono un appassionato di auto, tanto da lavorare nel settore da 18 anni. E sono un “digital addicted”, come dicono quelli bravi che smanettano sul web. In pratica, sono appassionato di auto e di digitale, e scrivendo sul web mi capita spesso di ricevere commenti e messaggi privati.
Molto spesso mi viene posto un concetto che suona più o meno così: qual è l’auto ideale che mi consiglieresti? Domanda legittima, che però il più delle volte arriva da persone che non conosco, così come non conosco le loro esigenze di mobilità e la loro disponibilità economica.

Tutto questo mi riporta a una dei più grandi insegnamenti che ho appreso nei 13 anni passati alle scrivanie di diverse concessionarie: l’auto ideale non esiste! Esistono tante diverse necessità, più o meno tante quanti sono gli automobilisti italiani. Necessità che devono “fare scopa” con i gusti personali e con la somma che si vuole (e che si può) dedicare all’automobile. Solo dopo aver fatto questa analisi socio-economica si può individuare una rosa di papabili soluzioni.

Non solo il modello ideale, ma anche l’alimentazione 

Scegliere l’auto giusta non è un’operazione semplice. E non mi riferisco solo al semplice modello, su cui pesa anche il gusto personale dell’automobilista. La scelta va ponderata con attenzione anche quando si tratta di scegliere l’alimentazione, gli optional.

Perfino il colore: tra le tante auto che mi è capitato di valutare come permuta per l’acquisto di una nuova, ne ho viste alcune di colori talmente improbabili da dover essere pesantemente svalutate per poter sperare di venderle a qualche commerciante estero disposto a rivenderle su qualche mercato dove un “verde pisello” o un “rosa confetto” non costituissero un problema.

Ma è forse l’alimentazione la scelta su cui metto sempre in guardia chi mi legge o chi mi scrive. Ricordo perfettamente quando – una quindicina di anni fa – sul mercato italiano iniziarono a dilagare i diesel “common rail”, che uniti al downsizing delle cilindrate ingolosirono anche quegli automobilisti che percorrevano 10mila chilometri annui, vacanze comprese.

Proponevamo e vendevamo auto diesel a chiunque, anche all’ottantenne che stava rottamando la sua Ritmo ventennale con 60.000 chilometri originali. Anche perché, in un mercato dichiaratamente sovra-produttivo come quello automobilistico, la parola d’orine era: “Smaltite lo stock!”.

È chiaro che un’automobilista dalla bassa percorrenza difficilmente avrebbe recuperato la differenza di prezzo tra un benzina e un diesel, quantificabile a seconda dei casi in oltre 3mila euro considerate le spese di assicurazione e manutenzione maggiorate.

Per non parlare degli optional…

Un discorso del tutto analogo va fatto per gli accessori (optional, se preferite i termini anglosassoni): per scegliere l’auto ideale bisogna tener conto degli accessori capaci di soddisfare le specifiche esigenze. Ma anche di quelli che devono esserci assolutamente, se non si vuole rischiare di avere un’auto invendibile dopo qualche anno.

Oggi il climatizzatore fa parte della dotazione standard di quasi tutte le auto in produzione, almeno quello manuale. Anni fa mi è capitato di vendere auto senza clima, magari a persone che per ragioni di salute non potevano usarlo. Ebbene, solo pochi anni dopo, piazzare quelle auto sul mercato dell’usato è stata un’operazione “lacrime & sangue”.

Auto ideale? Non esiste, ad ognuno la sua

In definitiva, quando qualcuno chi mi chiede quale sia l’auto ideale che possa consigliargli, non posso far altro che prendermi cinque minuti per fargli qualche domanda e capire realmente di cosa ha bisogno.

*www.motorpassion.it

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