L’asse Fca-Eni sulla mobilità sostenibile. Il discorso di Marchionne

Gli amministratori delegati di Eni e Fca, Claudio Descalzi e Sergio Marchionne, hanno firmato a Palazzo Chigi alla presenza del premier Paolo Gentiloni, un memorandum d’intesa sulla ricerca tecnologica per progetti congiunti riguardanti la mobilità sostenibile. Le due società, già partner nel car sharing Enjoy e rinnovando il proprio impegno strategico per un futuro low carbon e nel rispetto della Strategia Energetica Nazionale, mettono a fattor comune le proprie eccellenze in termini di esperienza e know how tecnologico con l’obiettivo di raggiungere un livello molto significativo di abbattimento delle emissioni del settore.

Di seguito l’intervento di Marchionne il quale spiega la posizione di Fca sulle alimentazioni alternative, alla luce dell’accordo firmato.

di Sergio Marchionne*

Desidero ringraziare in particolare il Presidente Gentiloni per aver creduto in questo progetto di collaborazione e per condividere gli obiettivi delle nostre attività di ricerca.

Grazie a Lei, e al suo Governo, non solo per aver abbracciato le sfide della mobilità sostenibile, ma per averlo fatto in maniera pragmatica e realista.

Credo che l’Italia sia un modello da seguire, oltre che un esempio quasi unico in Europa.

In altri Paesi, stiamo vedendo favorire l’introduzione di alcune tecnologie a scapito di altre, senza tenere in considerazione l’impatto ambientale complessivo né la reale efficacia degli investimenti richiesti.

Al contrario, il Governo italiano ha scelto di rimanere tecnologicamente neutrale. Ha fissato obiettivi ambiziosi nella propria Strategia Energetica Nazionale, ma lasciando la libertà di raggiungerli sfruttando tutte le tecnologie disponibili, in modo combinato.

Questo significa adottare un approccio tecnologico, e non ideologico.

Un approccio pragmatico, e non teoretico.

Scegliere a priori “vincitori” e “vinti” nella gara delle tecnologie pulite è molto pericoloso.

Il rischio è di puntare sul cavallo sbagliato, imporre per legge un monopolio tecnologico che potrebbe rilevarsi più dannoso che utile, e perdere nel frattempo opportunità enormi da esplorare.

Questa è una gara in cui vince chi collabora, chi riesce a sviluppare le soluzioni più efficaci per raggiunge il massimo dell’efficienza energetica, trovando il giusto equilibrio tra costi e benefici.

In Fca abbiamo sempre creduto in uno scenario aperto, dove le scelte rimangono multiple, dove si continua a lavorare a tutte le alternative possibili e disponibili.

Ed è esattamente quello che stiamo facendo.

Stiamo lavorando su tutte le diverse forme di auto elettrica: dagli ibridi leggeri a 48 volt, agli ibridi tradizionali, ai plug-in, ai sistemi totalmente elettrici.

Cinque anni fa abbiamo lanciato la 500 elettrica in alcuni Stati americani, come la California, dove i regolamenti impongono la presenza di un livello minimo di veicoli a “emissioni zero”.

Siamo il costruttore che ha introdotto il primo minivan plug-in elettrico in Nord America, la Chrysler Pacifica Ibrida, che la scorsa settimana è stata nominata “la vettura verde più significativa dell’anno” oltre che il “migliore ibrido” dalla rivista specializzata Green Car Reports.

Credo che mantenere aperte tutte le possibilità sia l’unica strada per ottenere i maggiori benefici – nel minore tempo possibile – in quella che è la più grande sfida ambientale e sociale del nostro tempo: ridurre la dipendenza dal petrolio e accompagnare la transizione energetica verso le fonti rinnovabili.

La collaborazione che abbiamo in corso con Eni da diversi anni, sia con i servizi di car sharing sia più recentemente con le attività di ricerca sui combustibili alternativi, compie oggi un significativo passo avanti.

Mi fa molto piacere poter contare sul sostegno del Governo, in una fase che vede le due più importanti aziende del Paese unire le proprie competenze per un obiettivo che va ben oltre il business.

Parla di uno sforzo congiunto per ridurre le emissioni in maniera incisiva e permanente.

Parla di responsabilità e impegno.

Parla del mondo che vogliamo lasciare alle generazioni future.

Non è nel mio stile vantarci delle cose fatte. Ma, dati alla mano, non c’è dubbio che Fca sia uno dei costruttori che ha maggiormente contribuito allo sviluppo delle alimentazioni alternative nel mondo.

E lo abbiamo fatto lavorando su tanti fronti.

All’inizio degli anni Duemila, abbiamo sviluppato e lanciato in Brasile la tecnologia Flexfuel, che ha definito lo standard di riferimento per l’uso di alcol nelle benzine.

Questa tecnologia ha avuto un tale successo che oggi il Brasile è l’unico Paese al mondo ad avere una reale alternativa al petrolio.

Qui in Italia, abbiamo sviluppato un’avanzata tecnologia per il metano che ci ha portati oggi ad essere leader in Europa nella vendita di veicoli a doppia alimentazione benzina/metano. Grazie anche a questo sforzo,  l’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di vetture alimentate a combustibili alternativi: parliamo di oltre 3 milioni di auto, di cui quasi un milione a metano.

Mettendo insieme le nostre competenze su alcol, Flexfuel e metano, abbiamo di recente avviato una collaborazione con lo Stato di Israele, riconosciuto tra i Paesi più all’avanguardia nell’innovazione a livello globale, per sviluppare nuovi carburanti sostenibili a base di metanolo.

L’anno scorso abbiamo lanciato in Israele il primo veicolo al mondo Euro 6 alimentato a miscela metanolo/benzina.

Tutto questo portiamo oggi al tavolo come Fca.

E tutto questo si combina con le eccellenze di Eni, che ha sempre svolto un ruolo pionieristico in Italia ed ha competenze uniche nel metano, negli alcol prodotti da gas naturale e nei biocombustibili.

Abbiamo già lavorato molto bene insieme.

Arriviamo da un’esperienza di successo con Enjoy, che ha contributo in modo concreto a ridurre traffico ed emissioni nelle grandi città.

Ma credo che, ancor più dei risultati ottenuti, ci unisca una convergenza di vedute per il futuro.

Gli accordi che firmiamo testimoniano un approccio comune nella sfida di ridurre le emissioni e trovare nuove forme di propulsione alternativa.

Parlo di una mentalità visionaria ma pragmatica.

L’esperienza maturata finora ha insegnato a entrambi che per ottenere i risultati più efficaci bisogna restare ambiziosi, ma evitare le “fughe in avanti”.

Bisogna essere lungimiranti, ma senza credere alle soluzioni miracolose.

Dobbiamo mantenere la giuste dose di realismo, chiedendoci cosa si può fare concretamente.

Da questa comunanza di visione sono nate le nuove iniziative e le attività di ricerca che annunciamo oggi:

  • Come sfruttate il car sharing  ma anche il van sharing per contenere congestione e inquinamento nei centri urbani
  • Come estendere l’autonomia dei veicoli a metano
  • Come sviluppare miscele di benzina e alcol che non richiedano modifiche sui veicoli già in circolazione
  • Come produrre il metanolo dall’anidride carbonica catturata dalle emissioni industriali e veicolari – un progetto su cui stiamo lavorando con l’MIT
  • Come adottare mix innovativi di benzina e alcol, sfruttando la rete di distribuzione esistente, che potenzialmente potrebbe determinare in tempi brevi una riduzione di circa 300.000 tonnellate di CO2 all’anno in Italia e di circa due milioni di tonnellate se usati in tutta Europa.

Si tratta di soluzioni, come dicevo, visionarie e pragmatiche.

Soluzioni incisive e pronte all’uso.

Soluzioni che, adottate su larga scala, potrebbero avere impatti significativi nella riduzione delle emissioni e nello sviluppo di combustibili alternativi.

Vorrei concludere con una riflessione sui veri motivi per cui tutti noi siamo qui.

Qualche anno fa, in occasione della crisi finanziaria globale, per evidenziare come il mondo fosse totalmente interconnesso, è stato introdotto il concetto di “fragilità della perfezione”.

Più forte è la connessione all’interno del sistema, maggiori sono gli effetti della distruzione in una parte di esso.

E’ un modo efficace per descrivere un sistema totalmente aperto, un mondo che non ha più confini né geografici né economici.

Penso che questo concetto sia quanto mai calzante anche nel rapporto col futuro.

Il nostro mondo non ha più confini, neppure temporali. Quello che facciamo oggi – o, peggio ancora, quello che non facciamo – avrà ripercussioni enormi sul domani.

Questo è il senso ultimo della “fragilità della perfezione”.

La connessione che esiste tra una generazione e l’altra.

La coscienza che la nostra sopravvivenza come specie dipende dalla nostra stessa specie, dalla capacità degli esseri umani di proiettarsi nel futuro.

Credo che la nostra epoca, la nostra generazione si trovi ad affrontare alcune delle sfide più difficili, alcuni dei problemi più complessi che ci siano mai toccati.

Ma insieme alle sfide, abbiamo anche l’opportunità di provare le nostre capacità.

Abbiamo l’opportunità di dimostrare che siamo in grado — come industria, come governi e come società — di indirizzare le nostre energie verso un progetto di valore.

Abbiamo il privilegio e la responsabilità collettiva di plasmare il mondo che vogliamo lasciare alle prossime generazioni.

Non si tratta di un compito facile.

Ma il fatto di essere qui, con forze pubbliche e private che si uniscono, ad affrontare la sfida in ottica di sistema Paese e in maniera coordinata, è forse la migliore notizia per l’Italia e per il nostro futuro.

*Ad di Fiat Chrysler Automobiles

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