La Toyota, il diesel e gli altri
di Pier Luigi del Viscovo*
Toyota da quest’anno non vende più macchine diesel. La notizia shock suscita due domande: quanto costa questa decisione al costruttore nipponico e se dobbiamo attenderci che altri lo seguano. Sul primo punto, diciamo subito che si tratta di una rinuncia piuttosto facile, se non obbligata in chiave di marketing. Da alcuni anni Toyota aveva staccato il piede dall’acceleratore per il diesel, che un anno fa con meno di 11.000 pezzi pesava per il 15% dei suoi volumi, numeri che nel 2017 sono crollati a poco più di 5.000 unità, pari al 6% del totale, in un mercato dove i propulsori diesel coprono il 57% delle vendite. Quante unità potevano essere ipotizzabili per il 2018? Tremila? Niente che non si possa assorbire con la crescita delle motorizzazioni ibride, frutto di una precisa strategia decennale, che adesso sta dando i suoi frutti.
Se nel mercato le ibride valgono poco più del 3%, per Toyota pesano quasi 20 volte tanto, il 61%. Il gigante giapponese domina con una quota del 77% questo segmento, laddove nel diesel segna uno 0,5%. Concludendo su Toyota, questo era il momento migliore per tentare un all-in e puntare tutto sull’ibrido uscendo dal diesel. Non solo compenserà facilmente le poche migliaia di clienti che acquisteranno il diesel da altri costruttori, ma potrà rinforzare la sua immagine di leader nell’ibrido, che è la motorizzazione del futuro prossimo e che nel 2017 ha segnato una crescita del 71%.
Le mosse della concorrenza
E gli altri costruttori, che faranno? Continueranno a spingere il diesel, come e più di prima, per tre motivi.
Primo. Perché è troppo importante la domanda di motori diesel per potervi rinunciare. A esempio, per l’altro importante costruttore giapponese, Nissan, sette macchine ogni dieci sono diesel, e lo stesso vale anche per l’altra Casa dell’alleanza, Renault. Con questi motori pagano gli stipendi e resta pure qualcosa per sostenere le vetture elettriche.Secondo. Perché il diesel, più efficiente del benzina (emette meno CO2/km) cosa vitale per tentare di stare nei limiti imposti dall’Ue per il 2020 ed evitare le multe. Proprio per questo tutti sono concordi, a livello europeo, nel ritenere che la flessione registrata per le vendite di auto diesel nel 2017 dovrebbe attenuarsi quest’anno, dietro la pressione delle cCase. Terzo (forse). Perché è un’eccellenza europea e come tale andrebbe trattato.
*Fleet&Mobility