La sfida elettrica di Volkswagen
Nei giorni immediatamente seguenti al Dieselgate GR advisory, società leader nelle ricerche e nella consulenza sulle flotte aziendali, aveva lanciato una instant survey diretta ai fleet manager italiani: poche domande per capire come si sarebbero comportati nei confronti della casa tedesca dopo i fatti emersi. E i gestori di flotte al 60% circa si dimostrarono attendisti, mentre più del 40% aveva già preso contromisure (fino a mettere in black list i modelli di Wolfsburg, una minoranza però) o era in procinto di prenderle. La ricerca rivelò anche che le flotte aziendali avrebbero preso sempre in maggior considerazione le motorizzazioni elettriche e ibride (e il metano) a danno dei veicoli diesel.
Cosa sta succedendo, a oltre un anno di distanza, all’interno del gruppo tedesco?
Vi sono una serie di segnali, non trascurabili, ai quali a Wolfsburg stanno guardando con attenzione, tanto da pianificare un futuro da qui ai prossimi dieci anni in una direzione ancora più spinta verso le tecnologie verdi, anzi blu, ricordando il colore che in Volkswagen identifica le motorizzazioni più ecologiche.
Effetto combinato dei danni economici derivanti dal Dieselgate e della riconversione tecnologica dei modelli è anche la “riconversione dei lavoratori”, secondo quanto comunicato da Wolfsburg nelle scorse settimane: 30mila posti in meno, dopo l’accordo con i sindacati, grazie a uscite incentivate e prepensionamenti, ma anche 9mila nuovi specialisti per lanciare definitivamente la strategia elettrica.
Volkswagen, che già vanta sul mercato l’unico modello a cinque motorizzazioni (Volkswagen Golf, disponibile con motori a benzina, diesel, a metano, elettrico e ibrido), punta a lanciare fino a trenta modelli elettrici da qui a dieci anni, a partire dal concept I.D., prototipo presentato al salone di Parigi che costituisce l’inizio dell’accelerata verso l’auto elettrica a range esteso e a guida autonoma.
Sul versante dei costi, il Dieselgate pesa e pesarà ancora tanto, da qui la riduzione prevista di 3 miliardi di costi nelle fabbriche tedesche e di 700 milioni soprattuto in Nord America e Brasile.
Insomma, il marchio tedesco non tornerà ad essere lo stesso dopo il terribile scandalo che l’ha colpito, ma cercherà di superare il passato rappresentato soprattutto dai gioielli di famiglia Golf e Passat (in particolare nelle flotte) trasformandosi in un leader della mobilità elettrica plug-in.
E questa accelerata della strategia elettrica sembra proprio in linea con quanto i fleet manager chiedevano “a caldo” dopo le rivelazioni sulle emissioni, rispondendo alla survey di GR advisory, e con quanto rivelano i dati di Aniasa, con un +100% della ibride nelle flotte a noleggio da gennaio 2016.
Mauro Serena (GR advisory)