La riscossa del Diesel è possibile
«Dagli al diesel»: ecco la parola d’ordine che, dal Volkswagengate/Dieselgate in avanti, cioè dal settembre 2015, prende sempre più forza in Europa. La guerra al diesel (in prima linea ci sono istituzioni nazionali, amministrazioni locali, ambientalisti e pseudo tali) fino alla scoperta della centraline truccate da Volkswagen, era piuttosto sottotraccia. Ma lo scandalo, partito dagli Stati Uniti, ha finito per contagiare presto l’Europa, costringendo alcuni ministri dell’Ambiente ad annunciare, già da ora, che dall’anno X o dall’anno Y tutti i veicoli a gasolio saranno banditi dalle strade. E lo stesso vale per i sindaci (gli esempi di Virginia Raggi, a Roma, e Beppe Sala, a Milano) che hanno subito sposato la tesi che il diesel è la causa di buona parte dei mali che affliggono le città.
Decisioni a senso unico
Per tutti, comunque, esiste un denominatore comune: quello di non ascoltare ragioni e di fare di tutta l’erba un fascio, non riconoscendo dunque i progressi compiuti dalla ricerca e il ruolo fondamentale che il diesel (nelle omologazioni Euro 6 e step successivi) ha nella riduzione dei livelli di anidride carbonica (CO2). E non solo.
Sarà curioso capire, ora, come la sempre più forte lobby «anti-diesel» recepirà il recente annuncio di Bosch, grazie al quale la tanto bistrattata alimentazione potrebbe recuperare terreno. La multinazionale tedesca ha trovato infatti il modo per abbassare i fatidici ossidi di azoto (NOx), dannosi per la salute, fino a un decimo del limite previsto nel 2020.
La situazione italiana
Intanto, la guerra nei confronti dei motori a gasolio, che vede l’Italia tra i pochi Paesi a tenere ancora in considerazione, nonostante i primi segnali di disaffezione forzata (-3,7% le vendite di auto con questo propulsore in aprile), ha costretto i produttori a puntare su nuove opzioni. E se Toyota, per esempio, già dall’inizio del 2018 ha deciso di non vendere più in Italia automobili diesel, Fca potrebbe seguire questa strada a partire dal 2022. In proposito, se ne saprà di più il prossimo 1 giugno quando, all’Investor Day di Balocco, l’ad Sergio Marchionne romperà il silenzio sulle strategie del gruppo nei prossimi quattro anni.
Il piano del Lingotto prevederà, dopo non poco tentennamenti, l’ibridizzazione della gamma. Una scelta obbligata, alla quale Marchionne ha dovuto piegarsi, vista la tendenza dell’intero settore a elettrificare i propri veicoli.
Cosa accadrà
E il diesel? Il destino sembra riservargli ancora anni di vita, anche se questo tipo di motore è destinato via via a sparire dalle auto compatte, a causa dei costi eccessivi che le norme green stanno gradualmente imponendo. Il futuro delle alimentazioni a gasolio riguarderà soprattutto le alte cilindrate e, tra i clienti più importanti in questo ambito, ci sono proprio le flotte aziendali.
Fca, dunque, si appresta tra meno di un mese a svelare i suoi progetti, mentre per gli altri produttori, che hanno scommesso prima sulla svolta green, gli investimenti sull’elettrificazione della gamma sono già in corso. Tra i più attivi c’è proprio il Gruppo Volkswagen che ha deciso di chiudere, almeno con i fatti, con il recente passato caratterizzato dal più grosso scandalo che abbia coinvolto il settore automobilistico.
Le nuove sfide
Tutto cambia. Meno auto diesel, più vetture ibride (come sta accadendo) e anche elettriche, seppure in questo caso i numeri siano ancora limitati, senza dimenticare il gas. L’auto che guideremo tra pochi anni sarà sempre più ecosostenibile e connessa; in larga parte è quello che sta già accadendo ora. I costruttori, da parte loro, oltre ai veicoli da vendere o noleggiare (questa formula comincia ad attecchire), saranno sempre più fornitori di servizi riguardanti la mobilità. Una rivoluzione che si tocca già con mano.