L’esperto di automotive Bill Russo
La guida nel futuro secondo il “guru” Bill Russo
di Gigi Pavesi
Pochi osservatori dell’evoluzione del panorama automobilistico hanno avuto una prospettiva migliore di Bill Russo. Con oltre 30 anni di esperienza nel settore – metà dei quali trascorsi nella posizione di executive automotive in Cina e Asia – oggi Russo è a capo della divisione automotive di Gao Feng Greater China e lavora come rappresentante senior della società a Shanghai. Abbiamo parlato con Bill Russo per conoscere il suo punto di vista sull’impatto della guida autonoma e sull’avvento dei veicoli intelligenti sulle strade.
Come cambierà l’esperienza di guida nell’era della tecnologia autonoma?
“Esiste la possibilità di una completa ridefinizione del nostro concetto di trasporto, sia in termini di comfort che di praticità. Con l’avvento della guida autonoma, assisteremo al passaggio da un dispositivo in cui dovevamo concentrare la nostra attenzione sulla strada – perché eravamo il cervello del veicolo – a uno in cui potremo focalizzarci su altre cose. Ci viene restituito del tempo che ci viene restituito da dedicare ad altre attività perché non dovremo monitorare continuamente cosa accade al veicolo stesso”.
Ripensando alla reazione del pubblico ad altri grandi progressi tecnologici nel campo dei trasporti, come i treni o l’aviazione commerciale – in che misura questi cambiamenti sono stati dettati dalla praticità per l’utente?
“Quando guardiamo al passato le più grandi invenzioni dell’uomo – la ruota, la bicicletta, il battello a vapore, il treno, l’aereo – sono state tutte create per offrirci la possibilità di percorrere distanze incredibilmente lunghe. Nel tempo, ogni invenzione ha aggiunto un livello di praticità superiore e un maggior numero di nuove caratteristiche per rendere l’esperienza della mobilità molto più godibile. Quando ognuna di queste soluzioni è diventata realtà e accessibile dal punto di vista economico ha offerto agli utenti un vantaggio rispetto a qualsiasi altra forma pregressa di trasporto preferita fino a quel momento – un vantaggio per il quale si era disposti a pagare”.
Che importanza ha avuto il ritmo del progresso tecnologico?
“Non si tratta di creare una tecnologia fine a se stessa; si tratta di offrire alle persone un modo più comodo e pratico di percorrere le strade tutti i giorni. Occorre fornire un vantaggio tangibile perché le persone siano disposte a pagare e utilizzare le nuove modalità di trasporto. Per esempio, i treni hanno ridotto la quantità di tempo necessaria per attraversare un intero Paese, in alcuni casi da mesi a giorni. Gli aerei riducono ulteriormente il tempo a una questione di ore. E’ possibile effettuare il giro del mondo a bordo di jet in poco più di un giorno. Non molto tempo fa, in termini storici, servivano anni per completare un viaggio simile in nave e chi lo faceva poteva anche non sopravvivere abbastanza a lungo per poterlo raccontare”.
Dove si inseriscono le auto nel percorso storico?
“Per l’uomo medio l’auto rappresenta un mezzo di trasporto primario destinato a soddisfare le esigenze quotidiane di mobilità. Sono state progettate reti urbane e di trasporto essenzialmente ideate per il trasporto veicolare. Nel XXI secolo, stiamo assistendo a un fenomeno – in particolare sui mercati emergenti dell’Asia – caratterizzato da centri urbani ad alta densità di popolazione. Il contesto urbano non è particolarmente adatto all’auto che conosciamo noi oggi. Le auto odierne sono pensate per il trasporto su autostrada. Perciò in un mondo sempre più urbanizzato, credo che la prossima evoluzione in termini di praticità e mobilità a cui assisteremo sarà una soluzione di mobilità a guida autonoma“.
La percezione della guida autonoma cambierà in base al Paese e alle condizioni locali?
“Assolutamente sì. Innanzitutto, comfort e praticità rappresentano delle risposte ai “punti critici” della mobilità e il grado in cui le persone li avvertono varia notevolmente in base al luogo in cui vivono. I problemi di mobilità sono molto più gravi nelle città densamente popolate, come New York, Parigi o Delhi – e pressoché tutte le principali città cinesi. In una città come Pechino si verificano ingorghi stradali più volte al giorno. E l’esperienza di guida in un Paese altamente urbanizzato come la Cina può essere terrificante. Si può impiegare un’ora per percorrere poco più di 15 chilometri. Perciò non è proprio così piacevole essere al volante. È molto diverso rispetto all’esperienza di guida che si prova su un’autostrada. Le nuove forme di mobilità elettrica e autonoma – come l’avvento della mobilità on-demand in cui l’utente paga solo per il tempo trascorso in auto, anziché possederne una e utilizzarla raramente – sarà una soluzione comune per gestire i punti critici della mobilità in molti luoghi”.
Cosa comporta avere sulla strada veicoli autonomi progettati per mettere al centro l’utente in luogo del conducente?
“Tramite i veicoli a guida autonoma potremo trasformare il tempo del viaggio in tempo produttivo – specialmente per i tragitti a lunga percorrenza. C’è la possibilità di far parte dell’ecosistema digitale, offrendo agli utenti a bordo dei veicoli autonomi l’accesso a servizi e contenuti fruibili durante il viaggio. Tali servizi potrebbero includere sistemi di infotainment, la visione di notiziari o la consultazione di e-mail e conference call. L’auto quindi diventa uno spazio in movimento connesso, che ci trasporta verso i luoghi in cui viviamo, lavoriamo e agiamo”.
Poiché la tecnologia autonoma rimuove i compiti faticosi normalmente associati alla guida, che forme assumerà il nostro modo di relazionarci con il veicolo?
“I veicoli saranno dotati di un’intelligenza che permetterà loro di diagnosticare la situazione in cui si trovano e di prendere le decisioni complesse che oggi spettano all’uomo. Questo non solo ridurrà gli aspetti negativi della guida, ma renderà anche l’esperienza globale più pratica, sicura e gradevole per gli occupanti. Con la guida autonoma, arriveremo a un punto in cui potremo definire un nuovo paradigma che riscrive il modo in cui il passeggero gestisce e utilizza il tempo durante il trasporto. Osservare ciò che accade all’esterno del veicolo, per esempio, si evolve dall’essere un requisito all’essere una scelta. Non sarà più necessario guardare fuori dal finestrino per guidare. Ovviamente chi lo desidera, potrà farlo, ma non sarà davvero più necessario preoccuparsi di ciò che succede all’esterno. Sarà come essere a bordo di un aereo e guardare fuori dal finestrino. Si può fare, ma non è necessario. Si pensi allo spazio riservato ora alla postazione di guida all’interno dell’abitacolo per dare al conducente tutte le informazioni di cui ha bisogno per prendere delle decisioni. Sarà possibile ridisegnare tutto questo spazio, passando da una prospettiva di conducente-passeggero a una prospettiva di utente connesso. Si potrà offrire alle persone uno spazio che permetta loro di fare un uso più produttivo delle informazioni di cui potrebbero aver bisogno per la loro giornata. Mentre la finalità dell’auto non cambia, rimanendo sempre un mezzo di trasporto, questo nuovo concetto su come offrire un veicolo autonomo orientato alla praticità per gli occupanti assume un diverso significato”.