La futura Fca avrà tutte le carte per dire la sua
di Massimo Ghenzer*
Alcuni anni fa la Fiat era in una posizione molto critica nel panorama mondiale dell’auto. Un settore complesso, che osservato soltanto dal punto di vista del mercato italiano, non fa comprendere l’interpretazione «globale» dei programmi di progettazione, ricerca e sviluppo e realizzazione delle auto. Ovvero, modelli non possono essere progettati soltanto per un mercato, ma debbono essere in grado di soddisfare le esigenze, a volte molto diverse, dei consumatori dei vari continenti.
Tempo fa la Fiat era un costruttore, definito tecnicamente regionale, cioè produceva auto adatte all’Europa, e soprattutto al Sud Europa. Una grande azienda non può limitarsi a questo tipo di offerta, pena la graduale contrazione fino, forse, alla sparizione. Un Big dell’auto deve essere in grado di vendere prodotti almeno in tre grandi aree: Usa, Cina, Europa. L’era Marchionne e la creazione di Fiat Chrysler Automobiles ha affrontato questo problema, e ora Fca ha un ruolo importante in Europa, Usa, e programmi precisi in Cina.
Il ruolo traino di Jeep
Jeep, che produceva molto meno di un milione di vetture, ora sta programmando di raggiungere, a breve, quota 2 milioni. Alfa Romeo, un brand di gran valore, sopito ma mai dimenticato dai consumatori, è stato rivitalizzato con Giulia e Stelvio, prodotti di grande contatto con il mercato, e la crescita proseguirà con altri modelli di interesse, in grado di competere sui mercati globali. Maserati, altro marchio che fa sognare, ha intrapreso un percorso di crescita, nel redditizio settore del lusso sportivo.
La stessa Fiat, soprattutto con il brand 500, è oggi più attrezzata a competere. Anche Abarth, benché in misura inferiore, è stata «ripresa per i capelli» e riportata a competere con volumi contenuti, ma nettamente superiori a qualche tempo fa. La polemica, che denota una certa incompetenza, che la strategia Fca e la sua globalizzazione non siano nell’interesse dell’Italia, è errata. I numeri della produzione di auto nel nostro Paese dimostrano esattamente il contrario. Oggi le fabbriche italiane di Fca sfornano più del doppio di qualche anno fa.
L’era Marchionne
Allora sono tutte rose e fiori? Certamente no, ma l’era Marchionne ha sviluppato una strategia precisa e vincente che fornisce Fca di cartucce valide per giocarsi la partita sui mercati mondiali. In altro modo, l’inesorabile declino era assicurato. Tra un annetto si pone il tema della successione a Sergio Marchionne. Tema di non facile soluzione, ma le basi per il futuro sono ora molto più solide e qualsiasi soluzione sia adottata, il management che prenderà l’eredità dell’attuale ad sarà in grado di dire la sua tra i Big globali.
*Presidente di Areté-Methodos