Infrastrutture, un bilancio in rosso (sangue)
di Paolo Uggé*
Da qualsiasi parte lo si voglia leggere, il bilancio delle infrastrutture italiane è in rosso. Purtroppo a volte rosso sangue, come hanno dimostrato alcune tragedie, prima tra tutte quella del ponte Morandi a Genova. Delle carenze infrastrutturali del Paese si è parlato molto, anche in occasione di Transpotec, il Salone del trasporto e della logistica che si è svolto a Verona. E dove Fai-Conftrasporto, presente come in ogni edizione, ha deciso di focalizzare l’attenzione dei visitatori proprio su questo tema di grande rilevanza per il futuro del Paese e che sta divenendo un vera e propria emergenza, attirando l’attenzione dei visitatori sugli ostacoli che il “Sistema Italia” dovrà affrontare se da parte della classe politica non si porrà al centro dell’attenzione la questione dei collegamenti stradali, ferroviari, via mare e cielo.
La situazione in atto è presto descritta: la linea ligure di collegamento attraverso Ventimiglia con l’Ovest europeo subisce i rallentamenti determinati dalla tragedia del ponte di Genova. A Est, sul lato Brennero, le decisioni autonomamente assunte dal governo del Tirolo, che ha annunciato di voler introdurre delle forme di dosaggio del traffico pesante, stanno già ostacolando e ostacoleranno sempre più i collegamenti di un Paese periferico con il centro Europa, e questo nonostante simili decisioni siano vietate dal trattato costitutivo dell’Unione europea.
Ma non basta: già si prevedono interventi di manutenzione al tunnel del Bianco che per due anni non consentiranno passaggi e da qualche tempo è in atto il senso unico alternato al Frejus. È sufficiente questa fotografia per mettere in allarme coloro che dovrebbero occuparsene per dovere istituzionale? Un Paese normale, più che porsi l’obiettivo di assicurare che si trasmettano un numero minimo di canzoni italiane (giusto cercare di difendere il nostro idioma), non dovrebbe pensare a garantire che le merci trasformate o prodotte dalle nostre imprese giungano a destinazione, entro e oltre i confini, secondo i canoni della logistica, ovvero nel tempo richiesto, nelle migliori condizioni, nelle condizioni richieste e al prezzo più contenuto?
In un sistema produttivo regolato sui flussi il tempo è il fattore determinante per la competitività e il sistema di collegamenti è la chiave di volta. Se le merci prodotte non arrivano nel tempo previsto si perdono i mercati e il sistema produttivo si sposta in altre zone europee che competono con quelle italiane. Il risultato è scritto. A meno che milioni di lavoratori non abbiano saputo comprendere la strategia per realizzare la tanto decantata, da qualche forza politica, decrescita felice…
Al Transpotec di Verona Conftrasporto – Confcommercio si sono sforzate per far comprendere a tutti, prima che sia troppo tardi, quella che rischia di essere la catastrofe del “Sistema Paese”. Parlando, ovviamente, anche di Tav, altro esempio, dopo quello della Gronda o del Terzo valico di Genova, di quanto sia inesistente in coloro che governano il Paese la consapevolezza dell’indissolubile binomio tra infrastrutture e crescita del Prodotto interno lordo. L’avevano compreso alla perfezione gli antichi romani, sembrano non capirlo 2000 anni dopo in troppi.
Di certo l’ora delle scelte è ormai arrivata e nessuno potrà rifugiarsi nel classico “non potevo sapere”. Per scoprire quali saranno le reali conseguenze (al di là di false ideologie e vere ignoranze, o di scambi politici fatti sulla pelle del Paese) che tutti dovranno subire se non si prenderà coscienza in tempi rapidi di quella che rischia di essere una vera e propria catastrofe che si abbatterà soprattutto sulle future generazioni.
*Vicepresidente di Confcommercio e di Conftrasporto