Incubo Covid-19: una crisi senza precedenti

di Claudio Spinaci, presidente di Unione Petrolifera (estratto da “Muoversi” n. 2 del 2020)

Negli ultimi 20 anni più volte ci siamo trovarti ad affrontare crisi economiche, sanitarie e sociali, ma mai così pesanti e con tante incertezze come quella attuale generata dal “Covid 19”. Un evento che segnerà sicuramente la nostra epoca, che non sappiamo ancora quanto durerà, quando si tornerà ad una “normalità”, ma soprattutto in quali condizioni ci arriveremo. Tra l’altro, per quanto riguarda il downstream petrolifero, va rilevato che alla drastica riduzione dei consumi legata all’emergenza sanitaria si è aggiunta quella del crollo del prezzo del petrolio, che in due settimane si è ridotto del 60% a causa della guerra commerciale tra Paesi produttori (in primis Arabia Saudita e Russia), sempre più divisi sulla strategia da seguire.

Una cosa tuttavia è già emersa con grande evidenza: il valore strategico della filiera petrolifera e la sua capacità di garantire il tempestivo approvvigionamento di carburanti liquidi e gassosi su tutto il territorio nazionale, come del resto confermato espressamente nel DPCM del 22 marzo scorso e nelle ultime circolari del ministero dello Sviluppo economico che ha assunto un ruolo di “cabina di regia”. Il settore tutto non si è sottratto a questa richiesta, mostrando ancora una volta il profondo senso di responsabilità che lo ha sempre contraddistinto.

Gli impianti produttivi continuano a essere attivi, nel rispetto di tutte le misure di prevenzione e contenimento previste, nonostante l’assenza di una adeguata domanda finale dei prodotti finiti che disottimizza fortemente le lavorazioni e determina significativi problemi operativi legati allo stoccaggio delle quantità invendute, al punto che alcuni impianti hanno dovuto anticipare le fermate di manutenzione straordinaria. A dura prova è messa anche l’economicità e la sostenibilità delle attività di stoccaggio e di distribuzione dei prodotti petroliferi al consumatore finale.

Un grazie di cuore va a tutte le persone che con il loro sacrificio, con la loro abnegazione e con grande professionalità hanno consentito la tenuta operativa del nostro settore nonostante le enormi complessità che si sono trovate, e continuano a trovarsi, di fronte tutti i giorni. Un ringraziamento che comprende tutti i livelli organizzativi delle nostre aziende e di tutta la filiera petrolifera: dalle piccole e medie imprese impegnate nella commercializzazione dei prodotti petroliferi, ai gestori della rete carburanti e a tutti i loro dipendenti. Non molti, al di fuori del nostro ambiente, lo hanno sin qui rilevato, ma se non è mai mancato un solo litro di prodotto in tutta la Penisola per gestire l’emergenza sanitaria è grazie all’impegno costante di migliaia di persone che, pure con le loro preoccupazioni personali, hanno reso un servizio indispensabile al Paese.

Al di là degli effetti sui bilanci e delle enormi perdite inventariali che colpiranno tutti gli anelli della filiera, dalla produzione alla logistica fino alla distribuzione finale, l’effetto combinato del crollo dei consumi e del valore dei prodotti finiti, rispetto al costo della materia prima acquistata mediamente 30 giorni prima a prezzi, come detto superiori del 60% rispetto a quelli correnti, ha generato in pochi giorni per il settore un ammanco di cassa che supera i 4 miliardi di euro. A tale drastica riduzione dei flussi finanziari disponibili, occorre aggiungere poi le cospicue perdite economiche dovute alla significativa diminuzione dei ricavi a fronte del notevole ammontare dei costi fissi tipici delle nostre attività.

In contesti storici eccezionali, come quello che stiamo vivendo, è inevitabile che il consumo di prodotti petroliferi subisca contraccolpi. L’analisi storica dell’andamento dei consumi petroliferi con quello del Pil mostra infatti come questi abbiano riflesso ampiamente le difficoltà economiche del Paese. Ad esempio, nelle crisi del 2008 e 2012 i quantitativi persi e mai recuperati dall’industria petrolifera furono complessivamente intorno ai 23 milioni di tonnellate, 5 raffinerie furono chiuse e/o trasformate in depositi, con la perdita di migliaia di posti di lavoro diretti e nell’indotto.

Oggi la situazione appare ancora più delicata per la velocità del declino e la prevedibile lentezza nel recupero che comunque non avverrà mai completamente. I volumi dei principali prodotti petroliferi a marzo si sono praticamente dimezzati, con punte del 90% per quelli impiegati nel trasporto aereo che prima di altri ha risentito delle misure di lockdown adottate da quasi tutti i Paesi. Le vendite di benzina e gasolio nelle prime tre settimane di marzo sono diminuite del 50-60%, mentre nell’ultima di oltre il 75%. E ad aprile andrà probabilmente peggio. Il nostro settore ha sempre affrontato i momenti di crisi contando sulle proprie risorse, senza chiedere nulla. Oggi, di fronte a questa grave congiuntura avversa, servono però interventi straordinari di sostegno per fronteggiare l’enorme crisi di liquidità evidenziata per evitare il collasso del sistema industriale e produttivo. Tutto dipenderà dalle misure che si adotteranno per sostenerlo, sia nel breve termine che nella fase della ripresa che sarà, come detto, inevitabilmente lenta e, come già accaduto in passato, non sarà completa.

I primi interventi messi in campo, rivolti soprattutto a sostenere la sopravvivenza della parte finale della filiera, sembrano andare nella giusta direzione, ma serve uno sforzo aggiuntivo e più mirato alla realtà delle nostre aziende. La situazione determina la necessità di misure provvisorie di sostengo alla liquidità immediata di carattere specifico, soprattutto a favore dei soggetti passivi di accisa che, nell’ottica del sistema attuale, sono considerati fiduciari dell’amministrazione finanziaria.

Una volta superata l’emergenza e “stabilizzato” il sistema, bisognerà avviare la ripresa. Servirà un forte rilancio degli investimenti, utilizzando il più possibile le risorse che saranno rese disponibili dalla Bce e dall’Europa per adeguare il nostro sistema ed affrontare le sfide future: la raffinazione dovrà investire per rispondere alla de-carbonizzazione, i depositi per accogliere i nuovi prodotti, la distribuzione per soddisfare la nuova domanda di mobilità. Una spinta importantissima in questo senso dovrà venire dalla semplificazione dei percorsi autorizzativi, che pur mantenendo il necessario rigore, cancelli le inutili duplicazioni e le dannose sovrapposizioni di responsabilità dei diversi livelli istituzionali, dall’introduzione di un sistema premiale e di stimoli fiscali per chi avvia seri programmi di investimento finalizzati alla modernizzazione, all’innovazione e alla ricerca nelle proprie aziende, con strumenti analoghi a quelli usati da industria 4.0, ed infine dalla messa in campo di ammortizzatori sociali straordinari per le inevitabili chiusure di impianti che risulteranno obsoleti o ridondanti.

Per fare questo sarà necessario tornare a ragionare con serietà e razionalità sul futuro del settore, sperando che anche i più scettici si rendano conto di quanto sia importante poter contare, in ogni momento, su un’industria petrolifera efficiente e flessibile.

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