Incubo Covid-19: mobilità e sicurezza dopo l’epidemia

 

di Roberto Sgalla, esperto in sicurezza stradale

Nel lungo lockdown per Covid-19, la comunicazione ha subito coniato una frase paradigmatica “Nulla sarà come prima”. Proviamo a declinare questa frase per i temi a noi più congeniali, come quello relativo alla mobilità, sicuramente centrale da qui in avanti. Al di là di come verrà riorganizzato il servizio pubblico di trasporto, ed è chiaro che andrà potenziato per permettere il distanziamento sociale, probabilmente le stesse aziende offriranno modalità di trasporto alternativo (bus, ecc.) per favorire la mobilità dei lavoratori senza aggravare il trasporto pubblico.

Il rischio, però, è che ci sarà un’esplosione ancor più massiccia dell’uso del veicolo privato per la mobilità, in particolare dell’auto. Sarebbe importante, in questa fase, che gli enti locali ripensassero ai piani di mobilità urbana favorendo, specie nel periodo estivo e autunnale, l’uso della mobilità dolce e non inquinante, e quindi biciclette ed E-bike, mezzi elettrici (monopattini e quant’altro).

Gli uffici e le aziende dovranno predisporre idonei spazi per il parcheggio dei veicoli. Lo stesso bikesharing andrà adeguatamente potenziato per avere nei centri urbani, e comunque nelle città, meno auto e più bici (oltretutto il tema dell’ambiente è stato riproposto come possibile elemento di diffusione del virus perché questo si legherebbe alle particelle inquinanti presenti nell’aria).

Per quanto riguarda il tema della sicurezza stradale la riflessione è più complessa. È evidente che oggi c’è stata una riduzione consistente del numero e della gravità degli incidenti stradali per il semplice motivo che non si circola (anche se, comunque, si sono registrati incidenti mortali). Cosa succederà con la ripresa della circolazione, in particolar modo quando ci sarà il totale riavvio?

Torneremo ai soliti comportamenti (distrazione, eccesso di velocità, uso e abuso di alcol e sostanze stupefacenti, e quante altre violazioni che facevano registrare ogni anno migliaia di morti)? Cosa significherà, e se avrà un qualche significato per la sicurezza stradale, la frase “nulla sarà come prima”? Possiamo esprimere degli auspici e una speranza.

Abbiamo detto che questa pandemia potrebbe aver ridefinito i “valori della convivenza civile”, ci ha fatto comprendere il valore della “vita” già presente nella nostra società, ma che il virus ha ancor più rafforzato. Ci siamo educati a un maggior rispetto delle regole? È stato una scelta di “responsabilità”? È cresciuta un’etica della “responsabilità”?

Se sì, ciò potrebbe essere utile per i comportamenti alla guida e cioè maggior consapevolezza e rispetto delle regole senza la paura della sanzione, ma solo per convinzione che è un “bene per tutti” rispettare le regole del Codice della strada. Ancora, tra i valori riscoperti ed esercitati è stata richiamata spesso la solidarietà! Nella sicurezza stradale si può declinare anche con il “rispetto reciproco, tolleranza”. Sarà così? Sono veramente cambiati gli “stili di vita” e questo cambiamento si potrà vedere nei vari aspetti della vita quotidiana?

Altro elemento di riflessione è legato allo sviluppo della ricerca in tema di mobility. Sarà incentivata e arriveremo alla guida autonoma in tempi sicuramente più brevi del previsto e, nel frattempo, le varie tecnologie di guida assistita verranno implementate. L’auspicio è che tutte le vetture, comunque, adottino di serie l’autolock.

L’altro versante sono le smart road: l’Italia deve diventare leader in questo settore, infrastrutture che dialogano con gli utenti e questi tra loro.

 

 

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