Incidenti stradali per lavoro in Europa

di Gianfranco Chierchini

Nel 2016, in Europa, sono state più di 10.000 le vittime di incidenti stradali  accaduti in spostamenti legati al lavoro:  nel tragitto casa–lavoro e viceversa, oppure nel corso di viaggi per motivi di lavoro. Si tratta di un numero rilevante, che rappresenta più del 40% dei 25.671 decessi complessivamente registrati nelle strade dei 28 Paesi Europei. La denuncia arriva dal Consiglio Europeo per la Sicurezza dei Trasporti, ETSC,  che chiede in sostanza quattro interventi. Primo: i Governi e le autorità di ciascun Paese inizino a dare il buon esempio, obbligando i propri dipendenti a compiere pause  nel corso di  viaggi automobilistici lunghi e svecchiando il loro parco veicolare. Secondo: le imprese vedano la promozione della sicurezza stradale dei propri dipendenti come un vantaggio d’immagine, oltre ai benefici derivanti dalla diminuzione dei premi assicurativi e dei periodi di malattia. Terzo: la politica di sicurezza stradale di un’azienda possa divenire un requisito di qualità nelle gare pubbliche.  Quarto: le Forze dell’Ordine, nella compilazione del rapporto dell’incidente, abbiano modo di poter indicare lo scopo del viaggio, informazione sinora né prevista né richiesta. Quattro richieste più che ragionevoli, di buon senso, che potrebbero recare un notevole miglioramento alla lotta contro gli incidenti stradali.

Eppure, 20 ani fa, l’Italia…

E, sia lecito una volta tanto parlar bene dell’Italia: con il decreto Ronchi del marzo 1998,  che istituì la figura del mobility manager nelle imprese con più di trecento dipendenti,  il nostro Paese anticipò vent’anni fa almeno i primi due interventi.  Peccato, bisogna dirlo per onestà, che la sua applicazione è stata assai debole, allora; oggi, quasi dimenticata …

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