Incidenti e sciagure stradali, agosto 2018 da dimenticare
di Giordano Biserni*
Ma da dove può iniziare sul numero de “il Centauro” di settembre un commento sull’andamento della sinistrosità stradale estiva e in particolare del mese di agosto. Il primo aggettivo che ci viene in mente è: tragico!
Il 6 agosto era già iniziato al mattino con un terribile schianto tra un furgone e un tir sulla A4 nella zona di Padova: due morti bruciati.
Alle 13,45 dello stesso girono – lo sappiamo tutti – è avvenuto quel terribile schianto di una autocisterna che trasportava Gpl contro un camion che la precedeva sulla A1-A14 a Bologna. Subito fiamme e dopo 7 minuto una esplosione terribile che ha fatto tremare mezza città. È morto bruciato il conducente dell’autocisterna, e si sono contati 145 feriti alcuni anche gravi con un secondo decesso. Tra loro anche dei generosi poliziotti e carabinieri che sono intervenuti per tenere lontana la gente e al momento della terrificante esplosione sono rimasti ustionati pure loro, alcuni in modo grave. Lo scoppio ha causato un enorme cratere sul piano viabile che attraversava il quartiere di Borgo Panigale. Scene che richiamano Kabul, quelle viste in televisione.
Ma la giornata non era finita. In pieno pomeriggio un altro terribile schianto, ancora contro un camion un furgone carico di poveri migranti che tornavano dai campi di raccolta dei pomodori.
Il furgone, dove i ragazzi di colore erano seduti come sulla peggiore delle tradotte, si è aperto come una scatola di lattine: 12 ragazzi morti che si sono aggiunti ai 4 morti solo due giorni prima in un altro schianto quasi paragonabile per modalità. Una vera vergogna la modalità di trasporto di quei giovani che si somma a quella del loro sfruttamento.
Poi, saltando i numerosi incidenti del secondo week-end di agosto, è arrivata la tragedia del 14 agosto con il crollo del viadotto Morandi, eretto 51 anni fa per collegare la parte orientale a quella occidentale di Genova, quasi volando su quelle case. Una scena raccapricciante, terribile! Con oltre 40 vittime e decine di feriti (un abbraccio fraterno ai familiari delle vittime). Abbiamo visto l’encomiabile e febbrile lavoro dei nostri Vigili del Fuoco degli agenti della Stradale e di tutte le altre forze di polizia con i sanitari del 118. Scene indescrivibili.
Cosa si può dire su una tragedia del genere? Che sono chiare le responsabilità di chi doveva manutenere adeguatamente la complessa struttura. Le indagini ci diranno col tempo, purtroppo temiamo con molto tempo, quali sono e di chi le vere responsabilità. Troppi e ripetitivi gli episodi. Perché accade tutto questo? In pratica, è come se stesse arrivando il conto da pagare su anni e anni di tagli e incuria, che purtroppo comporteranno interventi obbligatori per sanare i disagi (e i rischi) esistenti. Insomma servirà un vero Piano Marshall per risanare le strutture esistenti e una seria riflessione sulle possibili alternative.
Noi dall’alto della nostra incompetenza in tema di infrastrutture ci limitiamo auna riflessione invece sul sistema dei controlli che sono veramente esigui. Specie nel settore dell’autotrasporto. Il giorno 6 in tutti e tre gli incidenti gravi sono rimasti coinvolti veicoli pesanti o furgoni.
La polizia può solo intervenire per garantire la sicurezza, ma per far ciò occorre ripianare e potenziare l’organico della Specialità che schiera invece su strada sempre meno pattuglie. La Polizia Stradale ormai interviene in casi di emergenza, inseguendo gli episodi che accadono, senza riuscire a fare una ancor più efficace maggior prevenzione sulle autostrade per non parlare delle statali dove ormai potrebbe essere protagonista della trasmissione Chi l’ha visto?
Un discorso a parte va fatto per il trasporto pesante su gomma, dove occorre personale di controllo specializzato che riesca ad analizzare nei dettagli le ore di guida, le ore di riposo, la velocità del veicolo (con le relative furberie e alterazioni di cronotachigrafi) nonché il peso e dimensioni del carico, per riuscire a regolamentare questo settore, che ha delle specificità e delle criticità molto complesse e vive l’ansia del dovere far quadrare i costi con i ricavi in una perenne concorrenza anche con concorrenti stranieri.
È come se le strade fossero uno stadio di calcio del tutto ammalorato nel quale i giocatori possono fare un po’ quel che vogliono perché l’arbitro non c’è o è lontano e di fatto privo di cartellini gialli e rossi. C’è il Var? Sì, in qualche caso, ma quello delle strade non ci fa vedere se c’era o meno un calcio di rigore, ci fa vedere le scene di tragedie già avvenute.