Incentivi (veri) finiti: e ora? 

 

La palla passa ancora al governo, ma l’azione dovrà essere rapida e incisiva. In gioco c’è la tenuta del mercato automobilistico italiano che significa, soprattutto, garantire quella mobilità sostenibile ormai divenuta un mantra. Ecco perché è determinante proseguire nell’azione di svecchiamento del parco circolante, quasi per il 30% costituito da vetture con omologazione ante Euro 4 (oltre 11,2 milioni).


Porta come data il 9 aprile 2021, in proposito, la notizia dell’esaurimento, con più di 2 mesi e mezzo di anticipo, degli incentivi destinati alla fascia di mercato con emissioni di CO2 tra 61 e 135 grammi/km, cioè i veicoli con motori tradizionali: in tutto 250 milioni dei 490 stanziati per il primo semestre. A disposizione restano ancora 169 milioni di fondi residui più 75,7 milioni (Legge di Bilancio 2021), una montagna di soldi (244,7 milioni) per chi desidera acquistare un’auto elettrica o ibrida ricaricabile.

 

L’urgenza, però, come chiedono le associazioni di categoria (Anfia, Unrae e Federauto) è che si attivi al più presto il rifinanziamento della fascia «61-135» insieme a un adeguato stanziamento: da metà maggio in poi, considerando che molte consegne con incentivo arriveranno nelle prossime settimane, il tracollo è una drammatica certezza: il mercato dell’auto e il suo indotto rischiano di collassare, influendo pesantemente sull’obiettivo di ottenere nel 2021 la prevista crescita del Pil del 4%

 

In prima linea, affinché il settore, duramente provato dalla pandemia, continui a essere sostenuto, c’è Gianluca Benamati (Commissione attività produttive della Camera) che continua a lavorare allo scopo di inserire misure strutturali per l’auto nel Piano di ripresa e resilienza.

 

Per l’emergenza, intanto, due le strade percorribili: il «Decreto Sostegni» che non prevede però ancora nulla sul settore; il nuovo scostamento di bilancio. Non resta che attendere e confidare. Mario Draghi, del resto, è uomo di numeri.

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