Incentivi: l’auto sulla sedia elettrica M5s

 
Il destino del settore auto, insieme alla qualità dell’aria e alla sicurezza sulle nostre strade, è in mano a un gruppo di persone che non si rendono conto che mandare all’aria il piano incentivi sul tavolo della politica in questi giorni, significa far chiudere imprese e lasciare a casa migliaia di persone. Sono quegli esponenti del M5s, l’ala forte guidata dall’ideologia, sostenuti dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, e guidata dal capogruppo alla Camera, Davide Crippa,che hanno davanti agli occhi, oltre alle bici e ai monopattini, solo il miraggio del boom – dall’oggi al domani – dell’auto elettrica.
 
E il resto? Non conta, anzi, può anche sparire. Ci sono almeno 350mila veicoli invenduti nei piazzali di Case e concessionarie? Che arrugginiscano pure anche se motorizzati con le tecnologie Euro 6, benzina e diesel, di ultima generazione. Che vuol dire emissioni di CO2 e inquinanti al lumicino, come i consumi.

La pericolosa ideologia grillina, spalleggiata da qualche esponente Leu, ma avversata seppur da pochi coraggiosi nello stesso M5s, viene affrontata con non poco imbarazzo dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e dal suo vice, Stefano Buffagni. Entrambi, interlocutori principali di una filiera (Anfia, Unrae e Federauto) sfiancata da mesi di pressioni e soprattutto allarmi sulla tenuta del «sistema auto» devastato dal Covid-19, in questo momento non sanno che pesci pigliare.

Patuanelli, che ha più volte (anche nei giorni scorsi) riconosciuto l’esigenza di sostenere un settore vitale per l’economia e l’occupazione, non riesce però a imporsi, come dovrebbe, rispetto agli «integralisti» del suo stesso partito. Se passasse la linea Crippa, con incentivi rafforzati solo per i veicoli elettrici e plug-in (meno del 2% del mercato e anche costosi), pure con rottamazione, la situazione resterebbe drammatica e sulla coscienza del M5s – tutto – peserebbe il crollo di uno dei pilastri del sistema Paese.
 
Il parco circolante resterebbe il più obsoleto d’Europa e non ci sarebbe futuro, se non chiudere o delocalizzare, per tante piccole e medie imprese del settore. I prossimi saranno giorni decisivi: ci sarà una scrematura delle migliaia di emendamenti presentati, tra cui quelli della maggioranza (Pd, Iv) e dell’opposizione che accolgono le istanze della filiera. Quindi, l’iter parlamentare. L’ideologia, questa volta, decide le sorti di oltre 1 milione di occupati.

2 Comments

  1. braga says:

    i 5 stelle sono quattro borbonici meridionali ignoranti..refrattari ad ogni discorso tecnico industriale

  2. adry says:

    E’ stato calcolato che se tutto il parco auto italiano divenisse elettrico, sarebbe necessaria una ulteriore potenza elettrica pari a tutte le 55 centrali nucleari francesi. Qualcuno al governo dovrebbe imparare a fare due conti prima di demonizzare i motori termici.

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