Incentivi: il governo dimostri di “esserci”

di Massimo Ghenzer, presidente di Areté-Methodos
Da 100 anni, l’industria dell’auto non investiva tutti questi miliardi per realizzare il passaggio da diesel e benzina a ibrido ed elettrico. Questa fase è estremamente delicata e rischia di far deragliare alcuni marchi storici. Il passaggio richiede da parte del governo profonda cultura industriale e conoscenza della complessità progettuale e operativa di questo mondo per assecondarne gli investimenti.
Emmanuel Macron e Angela Merkel sanno cosa fare; da noi, invece, il premier Giuseppe Conte si affida al ministro Stefano Patuanelli per gestire l’auto e farla risollevare dalla crisi, come se non bastassero gli attacchi che i sindaci Beppe Sala (Milano) e Virginia Raggi (Roma) fanno al settore. Quella dell’automotive è una industria che si muove sui 5 continenti per progettare, produrre e distribuire il prodotto. I capitali coinvolti sono immensi e il fatturato diretto e indiretto che muove si calcola sia oltre il 15% del Pil globale.
Trattarla come fanno i politici italiani sia a livello nazionale sia locale dimostra la totale mancanza di cultura relativa e anche scarso acume verso l’elettorato (nella maggioranza automobilisti). La politica richiede cultura e cervelli fini che hanno studiato i fenomeni economici, sociali e i comportamenti antropologici. Chi ha in mano le leve del potere, in questo momento, sembra essere lì per caso. Più volte è stato detto che non si poteva aiutare il rinnovo del parco auto più vecchio d’Europa perché non c’erano i fondi. Ma ora i fondi ci sono e il risultato è lo stesso. Il punto vero è che non si ha una visione e una strategia. In Francia e in Germania sanno bene che le batterie rappresentano un quarto del costo delle auto elettriche, e allora stanziano capitali per le fabbriche proprio di batterie. E investono in punti di ricarica nelle città e autostrade, aiutando le aziende nella transizione energetica.
In Italia è diverso. I politici nazionali e locali fanno il solletico al mercato con ecobonus e aiuti a monopattini e bici. Roba da dilettanti allo sbaraglio: ora la storiella che mancano i fondi non è più vera. Credo che se non interviene il presidente John Elkann con i muscoli delle fabbriche di Fca, il governo non si muova, creando ancora più disoccupati e danni al Pil.

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