Incentivi da rifinanziare: il governo non faccia brutti scherzi
di Massimo Ghenzer, presidente di Areté-Methodos
Il governo è impegnato a vaccinare in maniera veloce e corretta, rispettando le precedenze, gli italiani, premessa fondamentale per riprendere gradualmente, ma con determinazione le attività economiche. Nel frattempo, l’esecutivo è impegnato nella preparazione del Recovery Plan da presentare in Europa a fine mese. Si ha grande fiducia che questa volta si metta veramente mano alle regole burocratiche per consentire la realizzazione dei progetti di sviluppo e modernizzazione del Paese. Senza la revisione delle procedure burocratiche sarà impossibile spendere i fondi del Recovery Plan e l’Italia continuerà a restare indietro nella crescita del Pil.
C’è grande fiducia nel premier Mario Draghi e nella sua squadra, e speriamo che le forze politiche, e non solo, abbiano la necessaria lungimiranza per guardare in maniera unitaria agli interessi dell’Italia. Nel frattempo, anche se con il freno a mano delle zone colorate, le attività economiche proseguono. I consumatori continuano a comprare e spendere in base alle necessità giornaliere e cicliche.
Il mondo dell’auto, in profonda trasformazione, continua a sfornare prodotti elettrificati per rispettare le regole Ue sulle emissioni. Questi nuovi prodotti elettrificati sono appropriati, interessanti tecnicamente, evoluti, piacevoli da guidare, ma decisamente più cari delle auto tradizionali. A questo punto, l’equazione non è risolta, perché gli incentivi varati dal precedente governo non consentono di favorire il ricambio del parco auto con la necessaria rapidità.
I sostegni per le vetture elettriche e plug-in sono utili e stanno producendo un aumento delle vendite, mentre gli incentivi per le vetture tradizionali sono da poco esauriti. Il mercato frena, è nettamente inferiore al 2019, ultimo anno prima della pandemia e difficilmente supererà il milione e mezzo di vendite nel 2021. Così si perderanno più di 500mila nuove auto, fondamentali per diminuire il livello di CO2, che garantiscono un gettito di Iva superiore ai 2 miliardi e consentono anche un utilizzo maggiore delle fabbriche di Stellantis in Italia. La logica dovrebbe indurre al rifinanziamento degli incentivi, ma per ora non si capisce se ciò sia nei piani dell’esecutivo.