Il sogno italiano, via tutti i limiti
di Tony Damascelli
Beccati con il Tutor in bocca. Non gli automobilisti ma proprio la società Autostrade per l’Italia che, per anni 12, ha sfruttato il brevetto altrui di quel sistema che controlla la velocità e le infrazioni al codice. Tutto merito della Craft, con la consonante C, dunque nulla a che fare con l’azienda alimentare americana, ma una piccola società con sede a Greve in Chianti e formata da soci due, uno dei quali, Romolo Donnini, già due anni fa aveva chiarito la furbata della concessionaria: «La nostra invenzione si chiamava Sicve ed è datata 2004, cioè due anni prima di quanto Autostrade dice averla brevettata».
Gli effetti della sentenza
La Corte d’Appello ci consegna una fragile speranza che durerà lo spazio di una lettura. Stando alla sentenza tutti i Tutor sono costruiti in violazione e non andranno soltanto rimossi ma distrutti. Ogni giorno che passerà, da oggi alla rimozione degli impianti, Craft dovrà essere risarcito di 500 euro quotidiani, robetta rispetto ai 7,5 miliardi iniziali richiesti dai legali della Craft come risarcimento danni, varie ed eventuali. In verità Autostrade, che copre 2.500 chilometri, dei complessivi 3.020, con il sistema Tutor, usufruendo di 4.500 telecamere, potrebbe risolvere il caso e le eventuali pendenze, acquistando il brevetto dalla Craft. Non avrebbe problemi essendo leader mondiale dell’esazione dinamica, frase improbabile che sta per Telepass, l’apparecchio che consente di incassare all’origine, abolendo il casellante. Si andrà alla trattativa di mercato e Autostrade dovrà frenare, abbassare le luci abbaglianti e ammettere di avere tentato il colpo del secolo. Non soltanto ha continuato a fare cassa sugli automobilisti ma ha rubato l’idea, dunque il brevetto, a una società di due soli soci, pensando di cavarsela con una telefonata e un bicchiere di Chianti, a Greve per l’appunto.
La cocciutaggine premiata
Ma non avevano fatto i conti, in tutti i sensi, con la maestria del professor Vincenzo Vigoriti e dell’avvocato Donato Nitti, i quali hanno preso a cuore il Tutor, forse essendone rimasti vittima, come tutti noi.
I giudici hanno messo fine al contenzioso e alla furbata nazionale. Per qualche minuto, in verità, leggendo la notizia, abbiamo sperato (ma la speranza è l’ultima a spegnere il motore) che Autostrade dovesse assolutamente e immediatamente dare seguito alla sentenza della corte, dunque immaginavamo squadre di operai, le famose “men at work”,con ruspe, picconi, trapani e cacciavite a demolire i Tutor e noi, sghignazzando, liberi tutti di pigiare sull’acceleratore e di sfrecciare come Vettel, alla faccia della sicurezza. Poi ci siamo resi conto che avremmo usato la stessa furbizia smascherata dai giudici. Meglio così. Che Autostrade paghi e che i termini della transazione durino almeno a lungo. 500 euro al giorno moltiplicato per…