Il ritorno in Borsa di Pirelli

Gli azionisti cinesi di Pirelli, attualmente al 65% e destinati a scendere fino a un massimo del 45% con la quotazione, hanno dimostrato “rispetto per le minoranze” e “per il mercato”: “non solo hanno rinunciato alla direzione e coordinamento e sono scesi sotto il 50%”, ma “si sono posti i limiti delle best practice” di governance e, con la condizione del via libera del 90% dei soci per il trasferimento della sede e della tecnologia, “si sono posti un vincolo non bypassabile se non dal mercato in caso di Opa”.

Cosi’ Marco Tronchetti Provera, vicepresidente e ceo di Pirelli, in merito ai rapporti con l’azionista di riferimento ChemChina e, in particolare, agli accordi stipulati i materia di governance. “Hanno accettato le varie condizioni di governance che abbiamo messo sul tavolo – ha detto ripercorrendo l’alleanza con ChemChina degli ultimi due anni – anche perche’ era una occasione di dimostrare rispetto per le minoranze e rispetto per le regole del

Precisazione e rassicurazioni

Nessuno ha manifestato voglia di vendere né i russi né Camfin” dopo la quotazione. Lo ha precisato Tronchetti Provera’, vicepresidente e ceo di Pirelli, sulle possibili strategie di due dei soci di Marco Polo (socio di controllo di Pirelli) che, con lo scioglimento di quest’ultima, diventeranno direttamente azionisti del gruppo degli pneumatici: Lti, veicolo riferibile alla russa Rosneft, ha un lock up post quotazione (ovvero un impegno di non vendere quote) di sei mesi, mentre Camfin ha un medesimo impegno di dodici mesi. La differente tempistica e’ stata spiegata dal manager con “ragioni tecniche”.

Verso il 4 ottobre

Pirelli riporterà il titolo sul listino il 4 ottobre. È previsto il collocamento in opv di una quota compresa tra il 35% e il 40% del capitale di Pirelli. L’azionariato della società – a seguito dello scioglimento della holding Marco Polo – vedrà ChemChina con una partecipazione compresa tra il 45% e il 49%, Camfin tra il 10% e il 12% circa mentre i russi di Lti tra il 5% e il 6 %.

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