Il partito pro-auto? Non pervenuto

di Pier Luigi del Viscovo, direttore di Fleet & Mobility

Ci vuole coraggio, tanto coraggio a schierarsi a favore dell’auto e degli automobilisti. Quandera di moda e le stelle del cinema si facevano fotografare sulle fuoriserie, era facile promuovere e vendere auto molto inquinanti e poco sicure. Poi le mode passano e oggi le nipoti di quelle macchine, enormemente meno inquinanti e più sicure, sono all’opposto delle mode trendy e affascinanti.

Nel nuovo secolo si sono incrociati due fiumi, due movimenti di opinione. Da un lato, la strisciante nostalgia di un’epoca meno frenetica e impegnativa, meno contemporanea. Dall’altro, la spinta a comportamenti eco-compatibili. Desideri e spinte vanno benissimo, ma poi la realtà ti dice cosa sia davvero accettabile.

Nessuno vuole andare a vivere in campagna né spegnere la luce elettrica o i riscaldamenti. Mentre l’auto, inquinante strumentodella frenesia quotidiana, è sacrificabile. Così un gruppo di privilegiati, nipoti dei Vip anni ’60, possono prendere le distanze e farne un’icona del male. Sono educati, vivono e lavorano in centro, quello ormai vietato alla massa, e hanno chi gli fa la spesa e gli accompagna i figli. Come nell’Atene di Pericle, sono belli e virtuosi, dettano le mode, indicano i valori, fanno tendenza e producono consenso, cibo primario della politica.

Non è facile, per chi fabbrica e vende macchine, andargli controAffermare che l’auto è un mezzo comodo, che dà libertà e autonomia. Dire che no, le nuove non sono più inquinanti o clima-alteranti della pentola della pasta. Congiungere i puntini degli airbag con quelli dei bambini: ce li devi portare, in macchina, sennò a che servono.

La scelta più comoda finora è stata quella classica, di non scegliere. Un sindaco vuole mandare tutti in bici? Bene, non abbiamo niente contro le bici. Solo, se poteste anche comprare comunque un po’ di macchine, grazie. Ma non perché a noi piacciano, sia chiaro. Viva le bici. È che… ci sarebbero le fabbriche, che continuano a sfornare macchine. Non dovrebbero, giusto, e ci stiamo lavorando.

Insomma, il tipico approccio maschile di tenere il piede in due scarpe. Del resto, che il mondo dell’auto sia troppo maschile l’abbiamo sempre saputo. Nel nuovo secolo, che sia tempo di dare spazio alle donne, che sono molto più nette e decise? E hanno coraggio.

1 Comments

  1. adry says:

    Tutto il movimento dell’ecologismo e’ basato su presupporti ideologici e non su evidenze scientifiche. Di petrolio e gas non ci sara’ alcuna scarsita’ per i prossimi 100 anni e non ci sono prove di danni ambientali prodotti dalla CO2 (anzi, al contrario il pianeta si sta rinverdendo grazie ad essa!). Le attivita’ umane non hanno alcun effetto misurabile sul clima terrestre.
    Naturalmente bisogna diffondere la cultura del rispetto per l’ambiente (plastiche nei mari, discariche a cielo aperto, fanghi metallici dispersi, ecc.), ma questo e’ un problema che tocca piu’ le nazioni povere come india e cina e meno i paesi industrializzati.
    L’auto elettrica e’ invece la nuova moda che l’industria propone per fare ripartire i consumi e di conseguenza i profitti xche’ consente margini di guadagno piu’ consistenti.
    Non esistono motivi razionali per demonizzare i motori termici.

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