Il partito del “no” si rassegni davanti alla tragica realtà
La “favoletta” del ponte pericolante, i “no” a priori al potenziamenti delle infrastrutture, le esternazioni di Beppe Grillo smentite dai drammatici fatti di Genova: quanto è accaduto la vigilia di Ferragosto nel capoluogo ligure deve far riflettere tutti coloro che cercano di mettersi di traverso per ragioni demagogiche ai progetti che risolverebbero (o avrebbero già risolto) molti problemi del Paese.
Prima l’inferno scatenato dalla cisterna sulla Tangenziale di Bologna, poi il ponte Morandi crollato a Genova: nei due tragici fatti c’è un denominatore comune, quello del trasporto e dell’infrastruttura stradale che dev’essere alleggerita dal traffico pesante grazie al rafforzamento della rete ferroviaria (leggi Tav) e una politica di investimenti mirata a rendere sicure strade, autostrade, cavalcavia, ponti e viadotti. Più manutenzione, dunque. E, se necessario, avviare nuovi lavori.
Non è possibile che ogni volta che una coda ci obbliga a sostare anche solo per qualche minuto sotto un cavalcavia la nostra schiena sia percorsa da brividi. Quindi, basta con tutti questi “no” assurdi, e chi si trova al governo (i pentastellati), che proprio di recente ha rispolverato il problema Tav e altre questioni collegate alle opere infrastrutturali importanti, torni in sé e ragioni in funzione di un Paese, l’Italia, che già si è privato, in passato, della possibilità di trasportare le merci via fiume (in Europa è una consuetudine) .
Ci sono ponti (quello della Becca, sul Po, a Pavia, che conosco bene, per esempio) che da anni sono ritenuti a rischio. Se ne parla in continuazione, il problema viene sempre rimbalzato, si mette una toppa e la soluzione è ancora lontana. Ebbene, non vorremmo che accada ancora una volta l’irreparabile affinché chi di dovere prenda provvedimenti concreti.
I contratti di governo possono essere ritoccati. E’ il caso che al capitolo Tav e grandi opere il dossier venga subito riesaminato. E chi insiste nel “no” a tutto si rassegni una volta per tutte. In gioco ci sono le nostre e le loro vite.