Il lato (fisico) degli autoricambi
di Stefano Belfiore*
Tra chi utilizza il proprio e-commerce e chi invece gli store (marketplace esterni) oggi il giro d’affari della vendita di ricambi genera un valore d’acquisto di 475 milioni di euro. Un fatturato gigantesco su cui il ricambista deve ovviamente instradarsi come percorso obbligato per aumentare il suo business. Ma nel post vendita nazionale è la strategia omincanale quella che rende di più.
Lunga vita al negozio fisico
Secondo uno studio fatto da Salesforce in collaborazione con SapientRazorfish, il negozio fisico è una risorsa inesauribile. Anche nell’era imperante della vendita digitale. Oltre la metà degli acquirenti online compra sul web ma ritira in negozio. E il dato di preferenza per il ritiro nel punto vendita schizza al 60 per cento tra chi ha un’età fra i 25 e i 44 anni. Questo è quanto succede oggi nel settore retail (vendita al dettaglio e beni di largo consumo).
Una verità però applicabile anche in aftermarket
Soprattutto nel folto sottobosco dei piccoli ricambisti nostrani che servono i meccatronici di zona. Tra le killer application di un buon dettagliante il fattore relazione conta ancora. La vecchia e cara stretta di mano rimane un evergreen. In un’epoca di grandi cambiamenti e trasformazioni che respira l’aftermarket italiano, in una congiuntura storica dove l’online rivoluziona le rotte del marketing d’impresa, saper fare il cosiddetto lavoro da ‘banconista’ rappresenta un muro maestro nella casa del ricambista. Un lavoro quotidiano di comunicazione che muove da un assunto: l’addetto al punto vendita deve essere in grado di dare all’installatore il giusto approccio consulenziale nel ricambio da proporre. Semplice da dirsi. Ma difficile da farsi. Necessaria tanta competenza, formazione e spirito proattivo ai nuovi trend del mercato ricambi. Più che un suggerimento, un comandamento quotidiano per essere competitivi.