Il futuro del ricambista italiano tra paure e speranze
di Stefao Belfiore* (www.inforicambi.it)
Può oggi un piccolo ricambista reggere l’onda d’urto delle forti movimentazioni che muovono l’aftermarket italiano? Mutuando l’esperienza, con le giuste proporzioni del caso, all’avvento della Gdo nella vendita alimentare che ha schiacciato il salumiere sotto casa, sembrerebbe quasi certo l’esito di questa battaglia nel nostro post vendita. Invece non è ancora detta l’ultima parola.
Il contesto nazionale
Certo l’incursione aerea che plana nel nostro settore non è assolutamente cosa da poco. Di certo non fa dormire sonni tranquilli al dettagliante. E’ noto e risaputo come l’aftermarket nazionale faccia, infatti, gola (sempre più) ai grandi colossi della distribuzione internazionale di ricambi. La risposta dei distributori nazionali (quelli più strutturati), anche questa sotto gli occhi di tutti, è il frequente ricorso ad alleanze strategiche per combattere l’offensiva che giunge da oltre confine. Si genera una selezione. Violenta. Severa. Che inizia anche a scardinare la tradizionale ossatura della catena di approvvigionamento che sottende la filiera dell’aftermarket domestico.
Cosa sta accadendo? I timori…
“In provincia di Bari, noto grossisti di ricambi che vendono ai meccanici, bypassando il piccolo ricambista”. Lo racconta Francesco Caldarola, un agente di commercio della M.D.F di Bari, che sulla longevità del ricambista dice: “potrà vivere solo se è in grado di creare un link direttamente con il produttore”. Deve insomma diventare grossista, approvvigionandosi direttamente da chi realizza ricambi per poi continuare a rivendere al meccatronico. Ma quanti possono farlo? si domanda. “Potrebbe allora – termina – venir meno questo anello su scala nazionale, lasciando spazio ai distributori di relazionarsi direttamente con i meccanici di zona”.
Nulla è perduto
Più fiducioso è il ricambista Giuseppe Nanula. A suo avviso sarà ancora una figura importante che ancora fungerà da link tra fornitore e meccanico. Ovviamente con dei requisiti importanti propedeutici alla sua sopravvivenza. “Non dovrà – sostiene – mai restare fermo, continuando ad evolvere le sue competenze magari implementando alcuni servizi nel suo trade proposal o sviluppare altri business legati all’automotive”. Tre le keyword per la competitività del dettagliante: assortimento capillare (con un accento particolare allo slow moving), conoscenza del parco circolante e mai perdere la curiosità nel trovare novità in grado di impreziosire il suo bagaglio di conoscenze e informazioni. Anche Bruno Beccari, presidente di ADIRA, crede nel futuro del ricambista. Il numero uno dell’Associazione italiana, che rappresenta e difende gli interessi dei distributori indipendenti presso le Istituzioni italiane ed europee, evidenzia come tutto ruota nel saper individuare bene i vantaggi competitivi. Quei fattori, in pratica, che fanno la differenza. Fra questi: essere sempre consci di quelle che sono le direzioni in cui il mercato si muoverà. Così da virare, in tempo utile, la rotta d’impresa. Capire i plus dei competitor da cui attingere per crearne dei propri in house. E poi la formazione del know-how alle sfide dell’innovazione e del digitale: oggi fattori imprescindibili nei processi aziendali. Soprattutto nella supply chain.