Il disastro delle strade italiane
La fotografia di una rete stradale ridotta a un vero “groviera” emerge dalla nuova analisi trimestrale effettuata dall’Associazione SITEB – Strade Italiane E Bitumi. Nel 2017 la produzione di conglomerato bituminoso, dopo un crollo verticale costante registrato nel decennio 2006 (quando toccò quota 45 milioni di tonnellate) – 2016, ha registrato un lieve “rimbalzo”, videnziando un +2,1% che l’ha portata da 23,1 a 23,6 milioni di tonnellate. Di fatto solo una piccola inversione di tendenza che però lasciava sperare in un 2018 di vera ripresa per il comparto e, soprattutto, per la sicurezza delle nostre strade. Così non è stato, anzi nei primi cinque mesi il saldo è pesantemente negativo (-11,8% del consumo di bitume rispetto allo stesso periodo del 2017) e i primi segnali sul periodo estivo, in cui per le condizioni climatiche solitamente si concentra il 60% dei lavori, non sono affatto confortanti.
Drammatico stand-by
Eppure proprio in questi mesi sarebbero dovuti partire i lavori, negli ultimi anni rinviati, soprattutto in diverse aree metropolitane del nostro Paese, in cui vere strade colabrodo mettono a rischio ogni giorno l’incolumità di automobilisti, motociclisti e, addirittura, pedoni.
Per le imprese del settore è arrivata, inoltre, un’ulteriore beffa: il costo del petrolio, stabile da anni intorno ai 50-60 dollari il barile, è improvvisamente schizzato a 80 dollari, accompagnato da un concomitante deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro. Il risultato è stato un brusco aumento del 20-25% del prezzo del bitume che ha messo in crisi soprattutto le imprese che hanno vinto appalti di lavori stradali di durata pluriennale; negli appalti di opere pubbliche, infatti, la “revisione prezzi” è abrogata dal 1993 e nessun adeguamento viene riconosciuto anche a seguito dell’aumento del costo dei materiali da costruzione.
Immobilismo imperante
“Sembra quasi”, evidenzia il presidente SITEB – Michele Turrini, “si sia diffuso ormai in molte amministrazioni quasi un senso di assuefazione e impotenza nei confronti di strade ammalorate e buche, con una doppia beffa per i cittadini: da una parte sono obbligati a convivere con una viabilità sempre più a bollino rosso e dall’altra, proprio a causa di questi pericoli, sono tenuti a percorrere arterie cittadine anche sotto i 30 km/h. L’empasse è totale. Se poi a questo si aggiunge l’improvviso aumento del prezzo del bitume che da solo rappresenta il 40% del valore di un’opera stradale, si capisce come il Paese abbia perso una ennesima occasione per eseguire i lavori a prezzi più contenuti. È ora fondamentale che il nuovo Governo del cambiamento imprima un deciso cambio di marcia rispetto ai precedenti, puntando, per quel che concerne il trasporto su gomma, su una seria politica di manutenzione del patrimonio esistente di 600mila km di strade e, in particolare, di quelle comunali e provinciali che sono le più disastrate”.
Costi elevati
Il bollettino elaborato periodicamente dall’Associazione evidenzia come a causa del costante blocco dei lavori di manutenzione, oggi occorrerebbero oltre 42 miliardi di euro per rimettere in sesto le nostre strade, ripristinando, ove necessario, anche gli strati più profondi della sovrastruttura stradale. Un costo decisamente elevato, ma necessario per preservare il valore complessivo della nostra rete stimato in 5.000 miliardi di euro.