Il 2021 come il 2020?: una catastrofe
Le prospettive per il 2021 sono legate all’andamento della pandemia, che, al momento, non sembra lasciare spazio ad eccessivo ottimismo. Il 49% dei concessionari interpellati dal Centro Studi Promotor nell’inchiesta congiunturale mensile condotta negli ultimi giorni di dicembre, considerando anche i nuovi incentivi varati con la Legge di Bilancio, si attende per il prossimo anno immatricolazioni sostanzialmente stazionarie sui livelli del 2020, mentre gli altri concessionari si dividono equamente tra ottimisti e pessimisti.
Con il calo del 2020, il fatturato delle immatricolazioni di autovetture in Italia, secondo le stime del Centro Studi Promotor, ha subito una contrazione di 12,17 miliardi rispetto al 2019, mentre il gettito Iva è calato di 9,97 miliardi. E’ del tutto evidente che per il comparto dell’auto un’altra annata come il 2020 avrebbe effetti catastrofici. Per evitarli sarebbe necessario rifinanziare gli incentivi già varati per il 2021 per le auto con alimentazione tradizionale (ed emissioni comunque contenute) che, se la pandemia non imporrà nuovi lockdown, potrebbero rimanere senza fondi già nel corso del primo semestre dell’anno, ma soprattutto, occorrerebbe affrontare la crisi con un nuovo approccio.
Il permanere della pandemia impone infatti al settore dell’auto, come all’economia, di superare la logica degli interventi congiunturali volti a tamponare le falle per adottare provvedimenti di carattere strutturale volti a risolvere i problemi che già erano emersi con grande evidenza prima della pandemia e che la pandemia ha ulteriormente aggravato.
Il Paese, con il “superbonus 110%”, ha varato un grande piano di riqualificazione del patrimonio immobiliare. Dovrebbe ora varare anche un grande piano pluriennale per riqualificare il parco circolante italiano di autovetture,tenendo conto che l’auto, dopo la casa, è il secondo bene delle famiglie italiane per importanza economica. Non ci sarebbe bisogno di coprire il 110% della spesa, come si fa con le ristrutturazioni immobiliari, ma basterebbe un piano di incentivi pluriennali costruito privilegiando le vetture a basso impatto, ma tenendo anche conto che l’apporto delle auto elettriche e a basso impatto nel rinnovo del parco circolante nel 2020 è stato modesto nonostante gli incentivi particolarmente generosi in vigore. Le immatricolazioni di auto elettriche non hanno infatti superato il 2% del totale, mentre per le ibride plug-in (cioè con la spina per la ricarica della batteria) si sono attestate all’1,7% e queste quote non potranno incrementarsi significativamente nel giro di pochi anni.
Il piano di riqualificazione del parco circolante italiano dovrebbe quindi prevedere incentivi strutturali e poliennali per l’acquisto con rottamazione anche di autovetture con alimentazioni tradizionali, ma con emissioni contenute. L’auto elettrica resta la priorità dell’Unione Europea, ma per ottenere questo obiettivo il settore dell’auto sta traendo e continuerà a trarre ancora per diversi anni le risorse necessarie dalle vendite di auto ad alimentazione tradizionale sempre più pulite, che, tra l’altro, sono le sole che possono assicurare in tempi ragionevoli un significativo rinnovo del parco circolante.