Idrogeno: grande potenziale al servizio della transizione energetica
di Simon Webber, gestore del fondo Schroder ISF Climate Change Equity, Schroders
L’energia rinnovabile non solo ha il potenziale, ma alla fine avrà successo nella decarbonizzazione della produzione di energia e, grazie alle batterie, del settore automotive. Tuttavia, queste tecnologie non saranno altrettanto valide per altri comparti, quali l’aviazione, la navigazione, i veicoli commerciali, l’acciaio o la produzione di fertilizzanti. In tutti questi settori fondamentali sembra che per la decarbonizzazione sarà necessario l’idrogeno, o almeno che l’idrogeno sarà una delle soluzioni più praticabili.
L’idrogeno si presta infatti a molteplici utilizzi, come ad esempio la combustione in un motore a combustione o in una caldaia, per i trasporti e il riscaldamento, l’alimentazione di una cella a combustione, sempre per i trasporti o il riscaldamento, la riduzione del ferro per la produzione dell’acciaio e l’utilizzo come agente di stoccaggio dell’energia, sfruttando l’energia solare in eccesso d’estate per produrre idrogeno, che può poi essere immagazzinato e riconvertito in energia elettrica per l’uso in inverno. Tutti questi processi hanno impatto zero o emissioni di CO2 molto inferiori rispetto alle attuali alternative.
L’idrogeno viene già utilizzato in un piccolo numero di processi industriali su larga scala, come la raffinazione del petrolio, la produzione di ammoniaca e di fertilizzanti azotati. Tuttavia, se l’idrogeno soddisferà il suo potenziale in questi nuovi mercati del riscaldamento, dell’industria, dei trasporti e dello stoccaggio dell’energia, la produzione e il consumo dell’idrogeno potrebbero raggiungere un livello di 7-10 volte superiore rispetto a quello attuale.
Con il progredire della transizione energetica, emergeranno nuove opportunità per le aziende del settore e le società di ingegneria industriale, legate alla costruzione e gestione di tutti i nuovi impianti green a idrogeno. Saranno anche necessari centinaia di gigawatt di energia rinnovabile per fornire elettricità agli elettrolizzatori, e questi nuovi volumi di energia rinnovabile non sono ancora considerati nelle previsioni di mercato per i fornitori dell’industria eolica e solare. Ma forse l’opportunità di investimento più semplice sarà rappresentata dalla crescita delle aziende che guideranno il mercato delle apparecchiature per tutti i nuovi elettrolizzatori che verranno impiegati. Si tratta di un mercato molto piccolo oggi, con solo 250 milioni di dollari circa di fatturato nel 2020.
Costruire la struttura necessaria affinché l’idrogeno green porti alla decarbonizzazione a livello globale richiederebbe un mercato degli elettrolizzatori di circa 25 miliardi di dollari negli anni di picco. In tale ottica, il fatto che ci siano soltanto pochi player in questo mercato oggi lo rende un segmento molto interessante, dato che, sebbene potrebbero nascere nuove società, la tecnologia non è semplice e i player già esistenti stanno stringendo partnership e consolidando relazioni con sviluppatori e gruppi energetici. Ciò potrebbe permettere loro di innescare economie di scala e spingere i costi al ribasso.
I grandi gruppi industriali – come Asahi Kasei, Siemens, Thyssen e Cummins – hanno già acquisito o sviluppato la tecnologia degli elettrolizzatori internamente e saranno player importanti. Tuttavia, ci sono anche tre aziende quotate europee che sono specializzate nella tecnologia degli elettrolizzatori: ITM Power, Nel ASA e McPhy, tutte con buone tecnologie.
Mi verrebbe da dire che correrei il rischio di intraprendere la strada dell’idrogeno “chimico” a condizione che il rischio se lo assumano solo e solamente i privati che ci vogliono investire; ma non potra’ essere cosi’, viste le imponenti infrastrutture necessarie.
Ecco alcuni motivi:
1) L’idrogeno e’ un gas estremamante difficile e costoso da maneggiare; essendo costituito da un solo atomo, filtra attraverso tutte le guarnizioni e giunture utilizzate finora per altri gas. Quindi sia il suo trasporto che il suo stoccaggio sono soggetti a rilevanti perdite.
2) Costoso da estrarre: buona parte dell’energia (se non tutta) che si ottiene dall’idrogeno e’ necessaria per la sua produzione.
3) Invece di prendere fuoco, di solito esplode (se ad alta pressione).
4) A causa della sua bassa densita’, va mantenuto ad alta pressione (vedi punto precedente).
Quindi:
– Bruciare idrogeno e’ costoso e inquinante (non per la sua combustione, ma per la sua produzione e gestione).
– Fondere idrogeno sara’ economico ed ecologico (quando possibile –> fusione nucleare).