Il luogo dell’ultima tragedia
I quattro poveri ragazzi della Tiburtina
di Gianfranco Chierchini
Tutti i giornali parlano dei quattro ragazzi deceduti sulla Tiburtina, vicino a Guidonia. In quel tratto, la strada ha una corsia per senso di marcia ed è un rettilineo in leggera pendenza, l’autovettura aveva appena superato un furgoncino e, rientrando nella propria corsia, è andata a urtare lo spigolo di un edificio proprio sul ciglio della strada. Per l’impatto, due ragazzi sono stati proiettati fuori dal veicolo, due sono rimasti schiacciati dentro. Il fatto è accaduto alle 4 di mattina.
Lasciando volutamente da parte gli aspetti umani, in questa sede interessa ipotizzare la causa o più probabilmente le cause per le quali la manovra del rientro, subito dopo il sorpasso, è proseguita sulla destra, terminando contro il muro. Si tratta, a parere mio, di tre ordini di motivi.
1. La velocità era “sostenuta” ha dichiarato il guidatore del camioncino appena superato e la velocità è sempre un effetto moltiplicatore dell’esito negativo di comportamenti sbagliati. L’impatto contro un ostacolo fisso a 40 chilometri orari non è il doppio, ma il quadruplo dello stesso impatto a 20 chilometri orari.
2. Il fatto è accaduto alle 4 di mattina. In quella fascia oraria il nostro fisico è per natura indotto alla sonnolenza: questo fenomeno naturale è più marcato se nelle ore precedenti una persona si è stancata, e cresce ancor più se sono avvenute assunzioni anche modeste di alcol.
3. I due ragazzi e le due ragazze avevano trascorso la nottata assieme ed erano certamente felici, forse cantavano o ridevano: esprimevano l’entusiasmo per la vita come sanno fare soltanto i giovani a diciott’anni.
La miscela di questi tre ordini di cause, meccaniche, fisiche, psicologiche, è micidiale: magari con diverse proporzioni, è la stessa miscela che ha portato alla morte altri quattro ragazzi nel marzo scorso in una galleria della Salerno-Reggio Calabria, o che ha posto fine alla vita di tre ragazzi vicino a Treviglio, nell’aprile 2016, o che nella stessa alba di domenica, a Roma, un giovane di 28 anni, padre da due giorni, terminato il suo lavoro di barman, è morto in uno scontro, mentre stava tornando a casa.
Questi ora ricordati non sono frutto di sadismo di chi scrive, sono soltanto i primi risultati che ho trovato su “Google” , dopo aver digitato “quattro giovani morti in incidente stradale”, per raccogliere il più possibile di informazioni su questo caso della Tiburtina. E d’altra parte, l’incidente stradale è la prima causa di morte per i giovani in Italia, in Europa, nel mondo. Può cambiare la caratteristica del manto stradale, ma la miscela è quasi sempre la stessa qui sopra ricordata, negli Stati Uniti come in Russia, come in Brasile.
Ai giovani va spiegato il pericolo di questa micidiale miscela, non con queste mie parole, ma con un linguaggio appropriato per un giovane, con modalità e strumenti per lui attraenti, con una capacità divulgativa che solo esperti di diverse discipline possiedono. Non è facile, ma non ci si può arrendere e accettare come un destino quella che giornali e televisioni chiamano “immane tragedia” o “maledetta sfortuna”