I fattori di discontinuità delle aziende: li svela AlixPartners

AlixPartners, società di consulenza globale, ha diffuso il Disruption Index 2021: la ricerca ha coinvolto più di 3.000 Cep e C-level in tutto il mondo e ha esaminato il loro atteggiamento nei confronti delle dinamiche che condizionano il business in questo periodo. A sorpresa, nonostante le ripercussioni del Covid-19 a livello globale, i top manager ritengono che i fattori di disruption (discontinuità) che influenzano maggiormente le aziende siano altri: la concorrenza, l’impatto della tecnologia sui processi, l’intelligenza artificiale e l’evoluzione normativa.

Lo studio evidenzia che i leader aziendali hanno iniziato a organizzarsi in vista di nuove ondate di discontinuità post-pandemia. Grazie all’innovazione delle politiche interne, ma anche delle strategie aziendali di più ampio respiro, i manager si preparano a cambiamenti che avranno conseguenze permanenti sulla salute e sicurezza dei dipendenti, sulla formazione della leadership e sulle aree di investimento.

“I dati parlano chiaro: malgrado i gravissimi effetti, il Covid-19 risulta meno impattante rispetto alle sfide aziendali a lungo termine, come l’automazione o la sostenibilità. Considerando le enormi ripercussioni cui assistiamo a livello globale a causa della pandemia, questo sottolinea quanto siano critici e dinamici i fattori di discontinuità nell’attuale clima imprenditoriale. La discontinuità è chiaramente il nuovo motore dell’economia” ha dichiarato Simon Freakley, Ceo di AlixPartners. 

Trovare chiarezza nel caos: l’importanza della leadership. Secondo l’85% dei manager intervistati, i fattori di discontinuità costituiscono i principali ostacoli strategici per business e società e solo per il 37% la fiducia nella propria capacità di superare tali ostacoli è elevata. Infatti, ben il 51% dei C-suite è preoccupato di perdere il lavoro, a causa dell’alto livello di disruption nel settore in cui opera. Eppure, nonostante questo contesto così difficile, quasi 4 top manager su 10 ritengono che oggi la loro azienda sia meglio equipaggiata ad affrontare le sfide, rispetto a un anno fa.

“Nel 2020 la pressione e la posta in gioco sono state elevate, ma i leader aziendali di maggior successo sono stati vigili e hanno saputo indirizzare con consapevolezza la disruption”, afferma Freakley. ”I leader che sanno vedere un’opportunità nel caos e nella complessità sono coloro che ottengono i risultati migliori. Vedono l’impatto della disruption come fonte di una soluzione proattiva che non solo mitiga, ma addirittura valorizza le forze di discontinuità attive oggi”.

Se i manager di successo sono coloro che affrontano la disruption come opportunità per la loro attività, coltivare questo approccio in tutta l’organizzazione aziendale diventa cruciale per la leadership. Il 52% dei leader ritiene che una carenza di talenti renda la propria azienda vulnerabile, percentuale che sale fino al 59% per i vertici aziendali. Piuttosto che investire in nuove tecnologie, strategia principale citata dal 53% degli intervistati, una priorità ancora più urgente per molti è colmare la carenza di talenti. 

Freakley aggiunge: “Attrarre i migliori talenti è da tempo al centro dell’attenzione di Ceo e C-suite. Un ambiente aziendale fortemente colpito dalla disruption riporta l’attenzione su questo problema: affrontare questa sfida richiede un cambiamento non solo di competenze, ma anche di mentalità. Le imprese che sapranno fronteggiare le continue discontinuità saranno fondate su strumenti e tecnologie digitali d’eccellenza, in abbinamento ad agilità nel pensiero, velocità nell’azione e costante attenzione all’esecuzione”.

In Italia. Quasi un terzo (31%) dei leader aziendali ha forte fiducia nella capacità della propria azienda nel resistere alle discontinuità (vs. 37% a livello globale). Il 57% dei manager riferisce che la propria azienda sta affrontando almeno due forze di disruption (vs. 65% a livello globale). Tre manager su 10 si preoccupano di perdere il proprio lavoro a causa della trasformazione del proprio settore (30% vs. 45% a livello globale), e circa la stessa percentuale teme che la propria azienda non stia facendo i passi necessari per assicurarsi di essere ben posizionata per affrontare la discontinuità (29% vs. 48% a livello globale). I principali fattori di disruption per le aziende sono:concorrenza o modelli di business nuovi o in evoluzione (30% vs. 34% a livello globale); infrastruttura di connessione pervasiva (28% vs. 32% a livello globale); automazione, AI, robotica (27% vs. 32% a livello globale); dazi e politiche protezionistiche (27% vs. 29% a livello globale); sempre maggiore richiesta di prodotti, servizi e/o esperienze personalizzati da parte dei clienti (27% vs. 30% a livello globale).

Da ulteriori risultati dell’indagine. Il 39% dei leader aziendali che prendono sistematicamente in considerazione l’impatto dei fattori di discontinuità sulla loro attività, sui dipendenti o sulla sicurezza del lavoro ritengono le loro aziende migliorate rispetto a un anno fa; di questi, quasi il 40% vede un’opportunità nella disruption, che invece è considerata una minaccia dal 40% di coloro che dichiarano la loro azienda peggiorata. Il 65% dei leader afferma che la propria azienda è fortemente influenzata da almeno due forze di discontinuità e che per rispondere a tali fattori di disruption stanno intraprendendo in media 3/4 contromisure. L’azione maggiormente citata è investire in nuove tecnologie: è ciò che sta realizzando il 53% dei manager a livello globale. I leader aziendali in Cina (50%) e negli Stati Uniti (48%) sono tra quelli che ripongono maggiore fiducia nella capacità delle proprie aziende di resistere alla disruption (a livello globale solo il 37% è molto fiducioso). Meno positivi Italia e Giappone: solo il 31% e 24% rispettivamente ha fiducia nelle capacità delle loro aziende di contrastare i fattori di discontinuità. Quasi un terzo (31%) dei manager del Regno Unito e del Giappone vede le forze di disruption come minacce piuttosto che come opportunità (vs. il 23% a livello globale).  A livello globale, considerando tutti i settori, il 37% dei rispondenti ha grande fiducia nelle capacità della propria impresa di contrastare i fattori di discontinuità. Nonostante l’anno difficile, i leader nel settore Aerospazio e Difesa sono i più positivi (45% altamente fiduciosi), meno ottimista invece il settore automobilistico (solo il 29% è altamente fiducioso).

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