I clienti proiettano Volkswagen sull’Olimpo. “Dieselgate” perdonato, ma ora si faccia pulizia
di Pierluigi Bonora
Dunque, previsioni questa volta rispettate. Il Gruppo Volkswagen detronizza Toyota dalla leadership mondiale dell’auto. E, come era prevedibile, taglia il traguardo sul filo di lana. Per i tedeschi il conto dei veicoli venduti nel 2016 si ferma a 10,3 milioni di unità rispetto ai 10,18 milioni registrati dai giapponesi. L’esito del testa a testa, in verità, era stato anticipato lo scorso 6 gennaio dal sito di analisi e dati “focus2move” di Carlo Simongini. Per il gruppo tedesco si tratta di un livello, record, raggiunto nonostante l’impatto negativo del “Dieselgate”.
Il primato raggiunto deve però far riflettere il gruppo di Wolfsburg su una cosa: è riuscito a conservare quasi indenne il più importante patrimonio su cui possa contare, la clientela, la stessa che ha dato ai tedeschi la benzina necessaria per conquistare la vetta della classifica. Lo testimonia, per esempio, il +3,5% ottenuto nel 2016 in Europa (quasi 3,5 milioni di unità vendute), grazie, nell’ordine, ad Audi (+8,7%, cioè oltre 803.000 vetture immatricolate), Skoda (+7,7%), Porsche (+4,5%) e Seat (+3,8%). Il segno meno riguarda solo il marchio principe, Volkswagen. (-0,5%).
Un perdono “tout court” dopo il brutto affare del “Dieselgate”? Forse, anche se in Europa è sempre viva la polemica sulla disparità di trattamento rispetto a quanto è avvenuto ai consumatori negli Usa. I numeri, comunque, sono quelli ufficializzati: Vw è il primo costruttore mondiale. Come ricambiare questo incredibile segnale di fiducia arrivato dai clienti? Innanzitutto con il coraggio di cambiare, di eliminare alla radice ogni possibile residuo aggancio con il “Dieselgate” e di proporre al pubblico il vero volto nuovo di un nuovo gruppo che sta già lavorando in direzione di un futuro prossimo, contrassegnato da una mobilità sempre più “green” e hi-tech. È forse il passo più difficile.