Guida autonoma o guida sicura?

di Emidio Paci*

Ė recente la notizia che la Direzione generale della Motorizzazione al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha rilasciato l’autorizzazione alla sperimentazione su strada pubblica del primo veicolo a guida autonoma in Italia. Si tratta del primo via libera del ministero che arriva dopo il parere positivo espresso il 22 marzo scorso da parte dell’Osservatorio tecnico di supporto per le Smart Road. Con questo atto formale si dà ufficialmente avvio alle sperimentazioni di veicoli automatici su strada pubblica in Italia (specifici tratti stradali a Parma e Torino).

Anche il Codice della strada potrebbe cambiare definitivamente volto. È infatti pronto il testo base, ma ancora una volta, ahimè, non sono stati inseriti i corsi di guida sicura obbligatori. Grande lacuna italiana! Per fortuna c’è chi come Bosch che ci crede… crede che il miglior sistema di sicurezza sia l’uomo, infatti ha ampliato l’offerta formativa per la guida sicura, estendendo i corsi anche alle aziende satellite e non; prima era solo per i dipendenti.

Il titolo provocatorio di questo articolo, non vuole assolutamente bocciare la tecnologia, infatti ritengo che alcuni sistemi di assistenza alla guida, siano davvero utilissimi per garantire una maggior sicurezza durante la guida e per ridurre gli incidenti stradali gravi e ben venga l’obbligatorietà ormai imminente degli ADAS. Però è necessaria una riflessione.

Il pilota automatico nelle automobili è già tecnicamente possibile, ma dovrà superare molti ostacoli burocratici e assicurativi; soprattutto quest’ ultimi, rappresenteranno lo scoglio più difficile da superare.

Chi paga in caso d’ incidente? Di chi è la responsabilità penale? L’omicidio stradale a chi verrà attribuito? È colpa del proprietario del veicolo o dell’azienda che ha costruito l’auto o meglio ancora di chi ha progettato il software in caso di incidente mortale?

Tutte queste domande dovranno trovare risposte certe, e solo allora si potrà pensare alla guida autonoma concretamente. Non ultimo il problema della convivenza tra auto con pilota automatico e auto guidate da esseri umani; e per finire l’ultimo quesito, le nostre strade e soprattutto le nostre città sono pronte per tutto questo? Concludo manifestando le mie perplessità sull’ imminenza del cambiamento epocale.

Ecco gli ADAS (Advanced driver assistance systems, ovvero i sistemi avanzati di assistenza alla guida):

I sistemi sono 6 e sono stati redatti dal SAE (Society of automotive engineers), ente di normazione nel campo dell’industria aerospaziale, automobilistica e veicolistica. Ha la sua sede centrale a Troy, nello stato del Michigan (Usa). L’ente si occupa di sviluppare e definire gli standard ingegneristici per veicoli motorizzati di ogni genere, tra cui automobili, autocarri, navi e…:

Livello 0: nessuna assistenza (la maggior parte delle auto in circolazione).

Livello 1: assistenza alla guida (cruise control adattivo, frenata assistita, sistema di mantenimento della corsia…), quindi la maggior parte delle auto oggi in vendita.

Livello 2: parziale automazione (sterzo attivo solo in autostrada, l’auto curva da sola, cambio automatico della corsia azionando la freccia).

Dal livello 3 in poi i sistemi di assistenza hanno il controllo della guida e, al momento il livello 3, che è disponibile su alcune ammiraglie blasonate non è consentito dal Codice stradale europeo.

Livello 3: automazione in zone prestabilite fino a 60 km/h (gestire ne autonom degli incolonnamenti nel traffico agendo su acceleratore, freno e sterzo all’interno della propria corsia), come la nuova Audi A8.

Livello 4: alta automazione fino a 130 km/h, traffic jam pilot più evoluto rispetto a quello del livello 3, che consente di avere la totale automazione nella guida autostradale (concept car).

Livello 5: automazione totale che consente di fare a meno dell’installazione del volante (concept car).

*Istruttore di guida sicura presso Dsg Plan (www.dsgplan.com)

 

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