Governo Draghi: parte il test auto
di Massimo Ghenzer, presidente di Areté-Methodos
Il governo Draghi, a lungo auspicato da molte parti politiche del Parlamento in carica, inizia a operare, per risolvere molti dei problemi pendenti nel nostro Paese. La priorità va alla vaccinazione di massa e all’elaborazione di un Recovery Plan che sia strategico e dettagliato, così da indurre la Commissione Ue a supportarlo, rilasciando l’utilizzo dei fondi. Una richiesta chiara che viene da Bruxelles è il tema dell’elaborazione di riforme che consentano all’Italia di muoversi con processi più snelli. Ora, gli investitori stranieri considerano il nostro Paese non attraente per fare investimenti. Meglio altrove, in Europa, dove la burocrazia e i servizi generali e infrastrutturali non rappresentano un ostacolo e piuttosto un aiuto agli investitori.
Ma il tempo è scaduto e se vogliamo il bene dell’Italia e dei suoi cittadini bisogna che le forze politiche si affranchino dai centri di influenza negativi e favoriscano il rinnovamento del Paese. Il premier Mario Draghi l’ha dichiarato apertamente: fare debito in questa fase storica del mondo non è un problema. Lo è se il debito non si fa per aumentare gli investimenti produttivi, ma per finanziare spese improduttive. Debito buono, opposto al debito cattivo.
Vedremo nei prossimi mesi se i politici hanno imparato la lezione o se invece persistono in un percorso di gestione giornaliera, di breve termine e priva di visione. L’esempio del governo Conte non è da seguire. In tema di transizione energetica e decarbonizzazione il compito del super ministro Roberto Cingolani è assolutamente chiave. La transizione energetica dev’essere impostata realisticamente senza ricorrere a surreali scelte ideologiche che hanno penalizzato consumatori e mercati, finora.
Le auto hanno il percorso strategico indicato seriamente. Bisogna ridurre drasticamente, nei prossimi anni, le emissioni di CO2. Per farlo, non bisogna penalizzare il settore e i consumatori, ma sviluppare strategie sostenibili economicamente e industrialmente. Dannoso incentivare solo le auto elettriche se non c’è una strategia per la diffusione dei punti di ricarica e per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Confidiamo che i nuovi ministri, finalmente, facciano un percorso comprensibile e realizzabile.